EDITORIALE

 

“Le chiavi le ho prese, il portafoglio ce l’ho, i guanti li indosso, la mascherina copre naso e bocca, quella di riserva è in borsa, il disinfettante pure che non si sa mai”. Siamo davanti alla porta di casa: abbiamo preso tutto?

Fermi sulla soglia della Fase 2 mille domande si affollano nella nostra mente: come saranno i musei finalmente riaperti al pubblico? Davvero andremo ai concerti in macchina? E il teatro? Sarà strano dover prenotare tutto, telefonare per entrare in una galleria d’arte o fare una visita guidata con un tour virtuale?

Insomma, possiamo mettere il nostro telescopio in soffitta?

 

Facendo il conto delle tante nuove regole da tenere a mente per prendere parte attiva a quella che da molti è stata definita la “nuova normalità”, pensiamo che sarà importante non dimenticare a casa qualcos’altro: quella speciale, personale consapevolezza, che ognuno di noi ha maturato nelle 10 settimane di restrizioni imposte dalla pandemia.

 

Questa decima edizione di TELESCOPE è un numero speciale, composto interamente dai pensieri di artisti, galleristi, curatori, direttori, nati nei lunghi giorni trascorsi in spazi intimi, domestici, diventati per alcuni claustrofobici, per altri giganteschi, rifugi o trampolini, finestre sul mondo o case sugli alberi.

 

In questi giorni tutti abbiamo pensato non solo al futuro che ci aspettava, ma anche al passato, e al presente che stavamo vivendo. I pensieri, le letture, le riflessioni, i buoni propositi, le critiche sollevate e ricevute non vanno “dimenticati a casa”, ma custoditi gelosamente, fatti crescere e maturare, perché se è vero che dai momenti di crisi nascono le grandi rivoluzioni, quello che stiamo per vivere sarà un tempo rivoluzionario.

 

Il fragile settore culturale di cui tutti siamo parte - che ha dovuto fare e fa i conti con una realtà brutale di incertezza e precarietà - ha dato, nonostante tutto, prova di grande vitalità, senso sociale, resistenza, altruismo, comunità. Un patrimonio di esperienze che non vanno dimenticate, ma possono costituire la base per la costruzione di un nuovo sistema culturale, che può e deve essere percepito come parte attiva della società contemporanea.

 

Quella che vi offriamo oggi è dunque “una mappa di esperienze” per orientarsi in un futuro incerto, una raccolta di “esercizi di sopravvivenza” da cui trarre ispirazione, suggerimenti, coraggio, insegnamento; abbiamo chiesto a tutti di affidarci qualcosa che non vogliono dimenticare e che ci sarà utile, come le chiavi di casa e la mascherina.

 

Ringraziamo tutti per la partecipazione a questo numero speciale, ma in particolare vogliamo ricordare Nanda Vigo, che ieri purtroppo ci ha lasciato ma che, sempre generosa, ha condiviso con noi i suoi pensieri. Grazie Nanda.
 
Giulia Bombelli WAAM Tours | Enrico Bonanate Direttore PAV - Parco Arte Vivente, Torino | Francesco Bosso | Ginevra Bria curatrice di FUTURDOME | Nicolò Cardi Cardi Gallery | Laura Cherubini Direttrice Artistica MACTE di Termoli | Andrea Contin curatore di Corpi sul Palco | Antonio Dalle Nogare Presidente Fondazione Antonio Dalle Nogare | Anna Daneri Comitato Sciantifico Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck | Simonetta Della Seta Direttrice MEIS Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoa, Ferrara | Rossella Farinotti e Gianmaria Biancuzzi curatori The Colouring Book | Giorgio Fasol Associazione AGI Verona | Fondazione Arnaldo Pomodoro | Elisabetta Franciosi Art UP | Massimiliano Gioni Direttore Artistico Fondazione Nicola Trussardi, Milano | Lorenzo Giusti Direttore GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo | Walter Guadagnini Direttore Artistico FOTOGRAFIA EUROPEA | Giuseppe Iannaccone Collezione Giuseppe Iannaccone | Luca Iozzelli Presidente Fondazione Caript per Fondazione Pistoia Musei | Gianfranco Maraniello Presidente AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani | Giò Marconi Fondazione Marconi, Galleria GiòMarconi, Studio Marconi ’65 | Helga Marsala co-curatrice di Quando le Statue Sognano al Museo Archeologico Salinas di Palermo | MASBEDO | Maria Grazia Mazzocchi Presidente Associazione MuseoCity, Milano | Marco Meneguzzo curatore di Oltre la profezia. Sergio Vacchi 1952-2006 al Complesso Museale di Santa Maria della Scala, Siena | Cristiana Perrella Direttrice Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato | Alessandro, Lorenzo e Marco Poggiali Galleria Poggiali | PREMIATA DITTA (Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà) fondatori di Walk-In-Studio | Nicola Ricciardi Direttore Artistico OGR - Officine Grandi Riparazioni, Torino | Bruna Roccasalva Direttrice Artistica Fondazione Furla | Lia Rumma Galleria Lia Rumma | Nicoletta Rusconi NIcoletta Rusconi Art Project | Carolina Sandretto | Marco Scotini curatore della mostra The Missing Planet al Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato | Moshe Tabibnia BUILDING Milano | Marco Trevisan Direttore Fondazione Alberto Peruzzo | Carlo Valsecchi | Nanda Vigo

 

Vi ricordiamo che l’archivio di tutte le edizioni di TELESCOPE è disponibile su www.larafacco.com

Buona lettura!

Il team di Lara Facco P&C

#TeamLara

Lara Facco

Camilla Capponi, Barbara Garatti, Marta Pedroli,

Claudia Santrolli, Denise Solenghi e Francesca Battello

con la collaborazione di Annalisa Inzana

domenica 17 maggio 2020

 


 

Prima dell'epidemia vivevo tra Milano e il West Africa.

Se avrai necessità di montarti una tenda, magari in vista di una piccola tempesta di sabbia, farai di tutto per sopportare le ore gelide della notte e cercherai l'agio di un caldo sacco a pelo e di un thermos di tè. Così ho imparato a costruirmi un'isola. Un'isola che potrei costruirmi in qualsiasi mondo.

Qui ora nel mio Studio, nel quale vivo e lavoro, purtroppo non c'è la luce africana, ma devo dire che ci sono dei bellissimi tramonti dalla finestra del mio balcone che ovviamente ho provveduto ad arredare con molti fiori. Voglio dire che con un po' di fantasia, tutti possono costruirsi "l'isola che non c'è".

Nanda Vigo

Nanda Vigo, Photo: Uliano Lucas

 

 

I musei di arte contemporanea devono corrispondere e, insieme, reagire al proprio tempo.

Ogni museo può farlo analizzando la contingenza della propria situazione.

Per il futuro prossimo c’è da attendersi radicalità di interpretazione, una nuova critica delle istituzioni, l’instaurarsi di pratiche originali che evidenzieranno l’anacronismo di quei musei che si limitano ad attendere il ritorno a una storia ormai trascorsa.

Gianfranco Maraniello

 

 

Qualcosa

Non tutto ciò che manca crea un vuoto. L’arte sì. È il vuoto di qualcosa.

Ce ne siamo accorti in questi mesi dove qualcosa è mancato.

Che cosa di preciso non lo sappiamo. Qualcosa. Quel qualcosa che l’arte è.

Qualcosa che è linfa per il nostro rifiorire quotidiano.

Per passare sulla terra leggeri, come direbbe Sergio Atzeni, aggrappandosi a qualcosa per non sprofondare nei vuoti abissi del tutto o del niente.

Lorenzo Giusti

 

 

Simone Forti, Huddle (1961, performance, 10 min). The Museum of Modern Art, New York. Committee on Media and Performance Art Funds.​ © 2018​ The Museum of Modern Art, New York. Performed at Museo del Novecento in the framework of Furla Series - Time after Time, Space after Space (September 21-23, 2017). Photo: © Masiar Pasquali

Inviato da Bruna Roccasalva

 

 

"L'ombra creata dal filo. Il riflesso sul pavimento. Il luccichio di un oggetto come fosse illuminato. Aprire i sensi all'immaginazione. 'Ascoltare' il racconto di opere narrate per non vedenti, sui canali digitali del MAXXI. Ho chiuso gli occhi, prima di vedere un'opera di Kiefer, e ho cercato di immaginare quale fosse. Al suono di una voce volutamente analitica, oggettiva, descrittiva, priva di giudizi, ho aggiunto le mie aspettative. Ricche di sfumature, di attese, di sovrapposizioni di ricordi. Ho cercato di immaginare cosa sarebbe l'arte raccontata con gli occhi di qualcun altro. Cosa ha di oggettivo un'opera d'arte? Segue delle regole della natura, assodate, pur seguendo il genio e la creatività, in senso Kantiano? Ed ho pensato che tutto è narrazione. Anche la paura. La paura è fatta di niente. Ma quel niente si narra molto bene."

Marco Trevisan

 

 

"The type of art that I'm involved with and concerned about has to do less with materiality than ideas and intangible considerations". (Seth Sieglaub, April 17, 1969)

Sieglaub - forse il più famoso gallerista contemporaneo - spiega in poche parole una delle caratteristiche più significative dell'arte concettuale, a me molto cara:

le idee sono più importanti degli oggetti.

Un aspetto positivo che voglio ricordare di queste settimane di quarantena è il tempo che ho potuto dedicare allo studio. Mai come negli ultimi mesi ho potuto immergermi nella mia biblioteca e leggere le parole degli artisti che amo tanto. E che mi sono state di grande conforto.

Adesso che torniamo alla nostra routine lavorativa, mi ripropongo di non dimenticare quest'esperienza e il beneficio che ne ho tratto. Cercherò di dedicare del tempo, ogni giorno,

allo studio; che siano anche solo 15 minuti della mia giornata, ma ben spesi.

Antonio Dalle Nogare

 

 

Carlo Valsecchi, # 0700 Punta Masullo, Capri, Napoli, IT (2009)

 

 

In questi due mesi, trascorsi lontano dal luogo dove d'abitudine trasformavamo i nostri pensieri in progetti tangibili, siamo stati costretti a trasformare i nostri luoghi più personali, le nostre case, in postazioni di lavoro. Abbiamo costruito delle sorte di 'avamposti', il che non è poi tanto diverso da come la Fondazione lavora ormai da alcuni anni, in maniera diffusa, non avendo più una sede museale.

E forse proprio grazie all'isolamento forzato, grazie a questo periodo che ha messo tutto e tutti in sospensione, abbiamo avuto l'occasione di riconquistare il giusto ritmo per visualizzare e mettere in pratica i nostri pensieri. Si tratta, nel nostro caso, di un pensiero da tempo avviato: trovare il modo per accorciare le distanze, per abbattere quei muri - talvolta sottili, quasi invisibili - capaci di ostacolare l'incontro reale con il pubblico.

Il team della Fondazione Arnaldo Pomodoro

 

 

La cosa che non vorrei lasciare a casa e che considero più preziosa di tutte è il tempo:

quello che ho avuto per pensare e che ho potuto dedicare a me stesso.

Nelle settimane che abbiamo vissuto, in cui un intero sistema è entrato in crisi, questo tempo interiore, dilatato e sospeso ci ha indotti a riflettere.

Ci siamo chiesti se non fosse il caso di rivedere tutto, di trovare nuove modalità di comportamento, in ogni ambito intendo, non solo in quello dell'arte.

Chissà se cambieremo realmente.

Certo è che se non avessimo avuto a disposizione tutto questo tempo non saremmo stati in grado di guardare le cose con il necessario distacco e di rimetterci in discussione.

Dovremmo quindi far tesoro di questa esperienza

dando un maggior valore al tempo e concedendocene di più.

Un buon inizio per riprogettare il futuro.

Giò Marconi

 

 

Francesco Bosso, Morning calm, 2018 Portugal

 

Il successo oppure il fallimento dipende solo dalle nostre azioni future, poiché ora sappiamo.

Francesco Bosso

 

 

Di questo periodo non dimenticherò le piccole cose, i tagli di capelli fatti in casa.

Massimiliano Gioni

 

 

Ci siamo ritrovati a un tratto forzatamente sospesi in un tempo al quale neppure lontanamente avremmo mai supposto di dover soggiacere: il tempo della quarantena. All'inizio impauriti e increduli, tanto da non credere alle notizie diffuse dai mass media, alle affermazioni negativamente perentorie dei medici. Ma con lo scorrere dei giorni, passati nelle proprie abitazioni, ci siamo in certo qual modo assuefatti a questi nuovi ritmi di vita perché, alla fine, come ammoniva Proust: "l'abitudine! Ordinatrice abile ma assai lenta, che comincia col lasciar soffrire il nostro spirito per settimane in un'installazione provvisoria; ma che, nonostante tutto, esso è ben fortunato d'incontrare, giacché senza l’abitudine e limitato ai suoi soli mezzi sarebbe impotente a renderci abitabile una stanza". E quindi abbiamo visto passare le nostre giornate a un diverso ritmo, ci siamo abituati a vivere seguendo le note di un valzer mentre credevamo fosse possibile vivere solo al ritmo di una canzone rock.

Luca Iozzelli

 

 

MASBEDO, Quarantine, 2020

 

 

La nostalgia dell'incontro perduto

L'emergenza sanitaria ha costretto tutti a cambiamenti repentini e non sempre del tutto positivi.

Le tecnologie hanno offerto possibilità enormi, ma hanno anche portato sempre più verso la solitudine digitale, sull'orlo di un abisso di smaterializzazione crescente. Scuole, Università e Accademie sono state costrette ad attivare lezioni online. Sull'argomento c'è stato un autorevole intervento di Nuccio Ordine sul Corriere della Sera: "Solo l’incontro con gli studenti, in aula, può dare un senso forte all'insegnamento e alla vita stessa di un docente". Dopo aver riconosciuto che è al momento inevitabile adeguarsi al virtuale, Ordine si dichiara però allarmato dal coro di chi inneggia al presunto "salto in avanti". E prosegue: "Come farò a leggere un classico senza fissare negli occhi i miei studenti… anche i professori sono studenti che imparano". Torna sull'argomento sullo stesso quotidiano Walter Lapini per il quale per insegnare "occorre vedere quella luce che brilla". Penso ai miei studenti, a Paola Pivi, Lara Favaretto, Diego Perrone, Roberto Cuoghi,

Patrizio Di Massimo, Petrit Halilaj… penso a come sarebbe stato brutto non vederli, non incontrarli,

penso a quanto ho imparato da loro.

Laura Cherubini

 

 

L'ultima mostra che ho visto è stata Cambio di Formafantasma, un'intelligente indagine sull'industria del legno e un'esplorazione del nostro rapporto con gli alberi.

In questi mesi sono state spesso le piante a darmi conforto: attraverso di esse il nostro pianeta produce la sua atmosfera, sono il respiro del mondo. Forse per questo la loro esistenza mi ha fatto bene in un momento in cui tanti sono morti per mancanza d'aria. Emanuele Coccia in La vita delle piante scrive: "L'atmosfera è la mescolanza radicale che fa coesistere ogni cosa in un medesimo luogo (...) è la quintessenza del mondo in quanto spazio in cui la vita di ciascuno è mescolata alla vita degli altri". Anche il tema della mescolanza mi ha accompagnato in questo periodo.

La pandemia dimostra che nessuno si salva da solo e che sono urgenti un pensiero e una solidarietà globali. La "vita digitale" che ci ha coinvolto tutti è stata un moltiplicatore di scambi, ha creato mondi. Mescolanza è per me la parola chiave per il tempo che verrà.

Cristiana Perrella

 

 

Era da lungo tempo che non mi accadeva di prendere una pausa dal lavoro così lunga e così intensa!

Finalmente potevo lasciare il chiasso del mondo in anticamera, chiudere la porta della mia bella casa napoletana sul mare, concedermi l'illusione di poter fermare il tempo, lasciarmi sopraffare dalla pigrizia e liquefarmi in quel misto impalpabile di azzurro e rosa che solo il cielo e il mare di Napoli possono raccontare...! Ma quanto stava accadendo fuori dalla mia porta, i migliaia di morti al giorno, il sistema economico in tilt, gli ospedali insufficienti a contenere l'immenso numero di malati, le imprese in fallimento e le centinaia di persone senza lavoro, non erano una fiction ma lo specchio di una disastrosa disfatta della nostra società, disorganizzata e impreparata ad affrontare gli imprevisti della vita.

Prima di rivolgerci alla Sibilla e interrogarci sul futuro, dovremmo interrogarci sul passato e chiederci su quali fondamenta abbiamo pensato di costruire un nostro Futuro rassicurante. Lia Rumma

William Kentridge, Drawing for Waiting for the Sibyl (Female Figure Dancing), 2019. Pastel on pages from Dante Alighieri Chiose alla Commedia. 96 × 72 × 5,5 cm Courtesy Galleria Lia Rumma Milano - Napoli

 

 

Mi fermo e ti ascolto.

Da quando il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara ha aperto i suoi battenti due anni e mezzo fa è iniziata una lunga corsa. Un'esperienza travolgente, entusiasmante che ha visto l'inaugurazione di mostre permanenti e temporanee; decine di eventi, concerti e l'arricchimento dell'offerta per i ragazzi delle scuole, con visite guidate e workshop tematici.

Quando l'emergenza del Covid-19 ha colpito l'Italia tutto era pronto per una nuova grande mostra.

La salvaguardia del personale del MEIS e di tutti i visitatori ha però avuto subito la precedenza e a malincuore abbiamo temporaneamente chiuso il museo. Una pausa arrivata dopo anni di corsa che ci ha permesso di imparare ad ascoltare come mai prima, facendo lunghe riunioni, condividendo le idee, rispondendo a tutte le domande dei visitatori.

Torniamo per restare, ma soprattutto per continuare ad ascoltare.

Simonetta Della Seta

 

 

A Little Closer Though, If You Can, for What Got Lost Here

by Carl Phillips

Other than that, all was still - a quiet

so quiet that, as if silence were a kind of spell, and

words the way to break it, they began speaking.

They spoke of many things:

sunset as a raft leaving the water in braids behind it;

detachment, the soul, obedience;

swans rowing at nightfall across a sky filled with snow;

what did they wish they could see, that they used to see;

to mean no harm, or to not especially, just now, be looking for it;

what would they wish not to see, could they stop seeing;

courage mattering so much less than not spooking easily - 

maybe all nerve is; the search-and-rescue map wildflowers

make of a field in summer; deserving it, versus asking for it,

versus having asked, and been softly turned from.

They said it would hurt, and it does.

Inviato da Nicola Ricciardi

 

 
Michael Borremans. The veils (2001). Courtesy Collezione Giuseppe Iannaccone
 

Le opere d'arte sono un abbraccio di umanità.

Giuseppe Iannaccone

 

 

Sulla soglia dei nostri musei, precipitati nel buio di uno spaziotempo irreale,

mostre e opere riposano da settimane, in attesa.

"Urta/Urta per sempre.

Nell'insidia della soglia.

Contro la porta, sigillata,

Contro la frase, vuota.

Nel freddo, ridestando

Solo queste parole, il ferro.

Nel linguaggio, nero"

Introducendo questa sua mirabile raccolta poetica, Yves Bonnefoy spiega che "se le soglie sono illusioni, 'insidie', anche le insidie possono diventare occasioni per una riflessione più lucida",

un modo "per accedere alla verità nel proprio rapporto con se stessi:

là dove l'essere nasce dal non avere".

È allora a partire da uno smarrimento che un'ipotesi di illuminazione può essere scorta.

E sarà, magari, dinanzi alle opere che ritroveremo, imparando distanze e silenzi desueti.

Nel nero profondo del linguaggio, nel vuoto in cui sorgono il segno e il senso,

c'è quanto serve a trasformare l'insidia in conquista.

Helga Marsala

 

 

Nelle rare e brevi passeggiate nelle Città in questo periodo, abbiamo potuto ammirare la bellezza e la resilienza della natura: il verde che ritrova il suo spazio nei pavè e nei marciapiedi deserti, le piante spontanee che spuntano dalle crepe dei muri... Il paesaggio ci sembra cambiato repentinamente. Ricordiamo Aggloville di Bert Theis, opera in cui la Mole Antonelliana emergeva da una fitta foresta che si appropriava del paesaggio urbano. Il PAV è da sempre un avamposto della tutela del verde urbano, dell'ecologia, della sfiducia nella corsa frenetica della macchina economica, che oggi mostra anche alle nostre latitudini le sue tragiche e prevedibili conseguenze. Mi auguro che questo sia un momento di riflessione per la crescita della coscienza ecologista. Da anni gli scienziati, i movimenti e anche tanti artisti combattono per sensibilizzare l'opinione pubblica sul riscaldamento globale. Speriamo vengano ascoltati nel momento della ripartenza: il PAV è con loro, come è sempre stato.

Enrico Bonanate

 
Dominique Gonzalez-Foerster, Trèfle (2006), installazione ambientale site-specific al Pav Parco Arte Vivente, Torino

 

 

10 settimane, 69 giorni, 1656 ore, 99.360 minuti, 5.961.600 secondi, questi sono i numeri del tempo della quarantena di chi si è trovato in Italia, dal 9 marzo 2020, quando non impegnat* nell'emergenza. Vorrei cercare di non dimenticare questo tempo prezioso e spietato, per quello che ha portato (e tolto) nelle nostre vite. Vorrei non dimenticare le sensazioni polarizzate che questa condizione ha prodotto. Una sovraesposizione emotiva che mi ha reso più sensibile, e forse anche più presente a me stessa e agli altri. E la grande scoperta, nell'isolamento, dell'interconnessione con gli altri esseri umani, animali, vegetali, in un comune impegno alla cura e, speriamo, al cambiamento. Non desidero tornare alla normalità, perché la normalità era il problema.

E, per tornare ai numeri, vorrei ricordare Nove marzo duemilaventi, la poesia che Mariangela Gualtieri ha regalato al mondo all'inizio di tutto questo.

Anna Daneri

 

 

Questi giorni mi hanno permesso di immergermi nella natura del Lago Maggiore. Quello che solitamente è un rifugio verso cui correre qualche volta all'anno è diventato la mia dimora. Ho osservato i fiori e la natura evolversi nonostante questo periodo storico, che ha regredito l'umanità verso tempi passati. Una prospettiva aperta sul lago, di cui ogni mattina ho potuto ammirare le albe sempre diverse, mi ha trasmesso uno sguardo aperto sulla vita di sempre. Credo fermamente che saremo costretti a sviluppare delle nuove sensibilità, che potranno risvegliare una nuova attenzione verso l'arte. Il mondo dell'arte avrà la capacità di adeguarsi in modo intelligente alla situazione attuale, e vedrà un incremento di interesse. Vorremo essere circondati sempre più dalla bellezza, così come questa mattina mi trovo circondato dai fiori e dall'acqua.

Moshe Tabibnia

 

 

Memoria della traccia

L'homme est venu seul dans la grotte / face à l'océan. Fine marzo 2020. In Italia si registrano fino a 4500 positivi e oltre 900 decessi in un solo giorno. Confinato a Milano io, lui a Parigi: mio figlio Duccio mi invia uno dei suoi straordinari regali. Come sempre. 13 minuti filmati da Marguerite Duras nel '78: piuttosto un ciné-poème che un cortometraggio. Una sorta di piano sequenza, un viaggio al termine della notte: giusto attraverso il finestrino di un auto. La Bastiglia, Rue de Rivoli, gli Champs-Elysée. Strade deserte, poche macchine, qualche persona - un silenzio totale se non fosse per la voce off della Duras che evoca le grotte del magdaleniano. Quando, 30.000 anni fa, uno dei primi uomini lascia l'impronta fisica (il negativo) della propria mano aperta sulla superficie di pietra. L'assenza si fa sentire incolmabile, immensa la distanza. Perchè mai allora tutti questi nani e giocolieri del digitale dovrebbero, ora, far finta di riempire? di attenuare il fracasso?

Sur la terre vide resteront ces mains sur la paroit de granit/ face au fracas de l’océan.

Marco Scotini

 

 

Questo disegno, dedicato da Alessandro Mendini al Conservatorio di Milano quando ne ero Presidente, mi trasmette molta energia.

Allo splendore del tratto e dell'inventiva di Mendini, si unisce la forza degli strumenti musicali, che in questo periodo di isolamento ci hanno tenuto compagnia, e che ora vogliono ritrovare il contatto fisico con i loro musicisti, pronti ad emanare tutta la loro potenza e la loro gioia.

Maria Grazia Mazzocchi

 

 

Mi sono abituato presto a questo nuovo ritmo. In fondo, gli intellettuali possiedono risorse di resistenza impensabili per altre categorie - "riuscire a stare da soli in una stanza", come diceva Blaise Pascal... -, e mai come in questi due mesi mi sono chiesto se la regolarità delle giornate,

il tempo a disposizione, il silenzio della città non favorisca enormemente il nostro lavoro, soprattutto nei suoi aspetti di indagine teorica o di riflessione a lungo termine. Mi sono risposto di sì, ma solo perché abbiamo accumulato esperienze frenetiche negli anni passati, e questo diventa allora un periodo sabbatico che non avremmo mai avuto il coraggio di prenderci: come tutti i periodi sabbatici, però, è tale perché marca la differenza tra un prima e un dopo, e solo perché esistono un prima e un dopo.

Il prima lo conosciamo, il dopo non ancora, ma non vedo l’ora di vederlo.

Marco Meneguzzo

 

 

"Signore e signori, quel po' di morale che m'aiuta a viver l'ho distillata dalle immagini.

Il cinematografo mi ha fornito un aiuto prezioso. È nelle pellicole che ho visto trionfare la giustizia e sprofondare l'iniquità, premiare il buono e proteggere la vedova; ma questo sarebbe assai poco se non vi avessi visto anche la vita assumere un ordine formale, strettamente imbrigliato dalle leggi della visione. È dunque sugli schermi (e nei quadri), che la vera vita si svolge, e azioni e reazioni si condensano in ombre e luci, e le filosofie vengono illuminate dalle composizioni, e tutto si svolge come in un sogno prestabilito.

La vita quotidiana è così affidata al caso ch'io non solo ne ho paura ma anche ribrezzo.

L'amor che muove il sole e l'altre stelle.

Ecco un verso di Dante che vede oltre il telescopio di Galileo. Quando la Scienza avrà messo tutto in ordine, toccherà ai poeti mischiare daccapo le carte."

(E. Flaiano, Autobiografia del Blu di Prussia)

Inviato da Walter Guadagnini

 

Premiata Ditta, 09.03 - 02.05.2020: Riders passati sotto la nostra finestra.

Se non vi è mai capitato di dover aspettare di morire, non avrete mai dato peso alla retorica che valorizza ogni giorno "che si fugge tuttavia". Nelle nostre singole vite il vortice dei fatti quotidiani e gli angoli acuti dei sentimenti finiscono tutti nella scia lineare della freccia del tempo. È stata una folata di stupore a farci sentire parte della Storia mentre eravamo in milioni a stare fermi. Il tempo era tangibile come un atto irrimediabile.

14 marzo 2020, rispondevo: "Qui stiamo bene però la città così spettrale è una visione molto inquietante, ma anche eccitante. Sembra che ogni giorno si ritiri un po' di più la terra che hai sotto i piedi e intorno sale l'acqua". Quando si ascolta il loro crepitio felpato, i secondi fanno il mondo, quello che ci resta e tutto quello che vorremmo ancora.
Premiata Ditta (Anna Stuart Tovini e Vincenzo Chiarandà)

 

 

Continuiamo a restare a casa anche ora che cominciamo a uscire.

Custodiamo quel senso di fragilità che ci ha quasi sopraffatti nei mesi passati, seminando ovunque come un seme potentissimo e prezioso.

Non rompiamo il silenzio, preserviamolo.

Non dimentichiamoci di lavarci le mani,

di usarle meno, di usare di più il pensiero.

Non dimentichiamoci di farci toccare l'anima anziché dalle cose.

Non dimentichiamoci di farci travolgere ed emozionare

anche da ciò che non vediamo.

Manteniamo le distanze da tutto tranne che dall'arte!

Giorgio Fasol

 

 

Lea Porsager, ATU XI 'LUST', 2015.

Due anni di lavoro, con Lea Porsager, tra Milano e Copenhagen, sembravano cancellati. Abbiamo iniziato a chiamarci, a sentirci spesso. Horny Vacuum, in FuturDome, rappresentava la sua mostra più estesa, in anticipo sul percorso monografico al Moderna Museet.
Un giorno, quando a Milano il numero di decessi sembrava inesorabile, Lea esclama: bisogna tornare a toccare lo spazio! L’esattezza di quel pensiero rappresentava già un effetto.
Da quel momento, assieme a lei, a FOS e Andrea Bocca, ci siamo preparati ad affrontare i nostri spazi. Nel farlo, siamo cambiati.
Dal 18 maggio, apriamo FuturDome solamente a quattro artisti italiani, un programma di residenza che li vedrà al lavoro, protetti, fino a fine luglio. Quando Lea, FOS e Andrea potranno tornare, con altri occhi, a completare una nuova missione, che inaugurerà l’8 settembre.

Ginevra Bria

 

 

Ultimamente mi torna spesso in mente la frase di Ghandi:

"sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo".

Questa pandemia ci ha chiaramente mostrato che sono necessari e impellenti dei miglioramenti per il progredire dell'umanità,

e ora è compito di ognuno di noi renderli reali.

Nicolò Cardi

 

 

"La mia ricerca degli ultimi anni - spiega Luca Pignatelli sul finire della quarantena ai suoi Galleristi di riferimento della Galleria Poggiali - è un ripensare a cosa sia il tempo rispetto all'immagine, ai quadri. Credo che oggi sia importante collocare l'immagine al centro di una riflessione sulla memoria... ancor più in presenza di un tempo espanso".


Questo periodo ha riacceso in lui la spinta primigenia di esercitare la pratica della pittura che lo ha fatto conoscere; alla luce della situazione ci sembra interessante soffermarsi su questo scatto che ritrae Pignatelli mentre dipinge Afrodite su un telone ferroviario proprio in questi giorni.
L'iconografia classica dei suoi dipinti, strappata all'oblio o alla fossilizzazione, alla commercializzazione e al feticismo, restituisce, attraverso il linguaggio del presente, l'esperienza stessa delle civiltà del passato, come se queste non fossero mai svanite o trapassate, ma fosse una reale presenza tra il nostro immaginario. In altre parole le sue immagini sono quelle di una classicità sempre viva e presente che non parla il linguaggio muto, inanimato della copia.

Alessandro, Lorenzo e Marco Poggiali

Luca Pigiantelli nel suo studio. Courtesy Galleria Poggiali

 

 

Da qualche anno ho spostato le mie attività in campagna dove il vivere è più rilassato. In questo periodo di isolamento il ritmo si è dilazionato e mi sono trovata a condividere il rallentamento con gli artisti che sono ora la mia quotidianità. Il tempo della quarantena è stato il tempo dello studio, dell'approfondimento, della digitalizzazione.

Il lockdown è coinciso con un momento che già era di transizione per la mia attività: pochi mesi fa ho lanciato il progetto Instagram ARTbite e ho deciso di cambiare la location di Cascina I.D.E.A., la residenza per artisti inaugurata tre anni fa.

Tutto il mondo dell'arte è stato costretto a frenare, superare la 'freddezza' dello schermo e riflettere, questo tempo è stato prezioso per ripensare a nuove modalità di fruizione dell'arte.

Nicoletta Rusconi

 

© Carolina Sandretto
 

I was on my way to the North Pole when the pandemic started. I quarantined in a summer family house in Italy. Completely alone. But I soon realized I wasn't alone when I started to see, between the objects inhabiting the house, some familiar ones. I photographed them by material as It made me see clearly which belonged to whom. The useful ones of my mother, the fancy ones of her mother and the almost unused of the other grandma. Along the journey, I saw the aura of my family members so I photographed myself as their ghosts to make them present in my space. I have learned many things about myself, my dreams and my expectations and I was never alone as the ones preceding and belonging to me accompanied me thru this quarantine. Their dreams live in me, like their objects live in this home.

Carolina Sandretto

 
 

L'Asola. Un'immagine di rinnovamento

Le restrizioni di un tempo sospeso si sciolgono: possiamo varcare il confine tra la nostra solitudine e il mondo. La soglia segna un confine, un passaggio, fra un prima e un dopo, definisce i diversi stati fra intimità e pubblico. Varcare la soglia oggi è riappropriarci di mappe affettive e ritmicità perse.

Il pericolo è banalizzare e dimenticare, chiudere e rimuovere la paura provata in un'esperienza che ha sconcertato i parametri del vivere sociale.

Facile è dimenticare, pericoloso è dimenticare.

Il mondo, quale rete fra soglie, che conosciamo si dovrebbe alimentare delle memorie di questi giorni disorientanti. Siamo stati tutti trascinati in un'esperienza iniziatica inaudita.

Tratteggiare l'orlo della ferita è una preziosa opportunità per trovare una spinta affettiva e culturale che ci aiuti a riposizionare la relazione fra il nostro io e il mondo, a trovare un'integrazione innovativa della rete delle interconnessioni sociali. Siamo chiamati a una rifondazione culturale modificando il vertice del nostro agire comune.

Elisabetta Franciosi

 
 
Andrea Contin, Ermo colle (2020)

Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte, come in quarantena, Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude, ma non chiude, aprendolo all’evocazione di paesaggi interiori e cosmici, invisibili con il solo atto percettivo. E sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura, perché la malattia e la morte ti spauran ma l’isolamento solleva l’impellenza di vivere, di sentire, di essere, in uno stato costante di eccitazione e angoscia i cui sintomi si sovrappongono. E allora anche a me sovvien l’eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei, e tutto diventa imminente ed esplode in un perenne qui ed ora. E il naufragar m’è dolce in questo mare.


Andrea Contin

 

 


Note a margine della poesia di Dylan Thomas Nel mio mestiere o arte ombrosa
Sono sulla porta di casa, e in mano ho una poesia. Questi mesi hanno sottratto contratti e appuntamenti, ma mi hanno lasciato una pagina leggera: la consapevolezza di avere costruito competenze su luoghi e opere d’arte perché non posso a fare a meno del “modesto salario del loro più segreto cuore” (Dylan Thomas). Sono una storica dell’arte, co-fondatrice di una società di percorsi culturali che ora non si possono svolgere, ma che con la “strana idea” delle Visite al telefono ha ripreso vita. Le persone ci hanno detto grazie. Mi guardo intorno e scopro che molte imprese culturali sono ripartite da una pagina simile, sostenuta dalla solidarietà reciproca, come un aliante dalla corrente calda. La cultura è un sistema aperto e generoso, che ha dato forza alle persone nella crisi. E’ il momento di sostenere la cultura.


Giulia Bombelli

 

 

Da inizio quarantena continuo a ripetermi che sono una privilegiata: ho quattro mura in cui stare, dei testi da scrivere, dei libri da leggere, gli amici con cui condividere le crisi, le rabbie, le ansie – non solo quelle per fortuna – e ben poco da perdere. E intanto accadevano cose che non potevamo controllare. Drammi lontani, o vicinissimi. E siamo andati avanti. Ecco, penso che non dobbiamo dimenticarci quelle cose che ci hanno fatto stare a casa perché dovevamo sistemarle. E dobbiamo, ancora più di prima, andare avanti ad aggiustarle. Dobbiamo ricordarci che siamo stati uniti, che abbiamo pensato le stesse cose e ha un po’ funzionato. E dobbiamo ricordarci che con la cultura viviamo più degli altri. Perché rimane.

Rossella Farinotti

 

Tony Lewis, The Colouring Book #261

 

 

 

 

In questo periodo di lutto e difficoltà, ci siamo resi conto che abbiamo bisogno l'uno dell'altro. Se vogliamo uscire da questa situazione ancora più forti e resistenti dobbiamo farlo uniti come mai prima.

Gianmaria Biancuzzi

 

Davide Savorani, Yesterday I had a plan, The Colouring Book #079
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 


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