EDITORIALE
Alla 58° Biennale d’Arte di Venezia del 2019, il Padiglione della Grecia esponeva un'installazione composta da una distesa di piccoli bicchieri di vetro capovolti su cui era possibile camminare (Panos Charalambous, A Wild Eagle Was Standing, 2019): la sensazione di precarietà, di pericolo e di allerta costante che dava quell'esperienza era frutto di un'invenzione di semplicità disarmante. In quella stessa Biennale, in una grande mostra a Ca’ Corner della Regina, altri bicchierini di vetro pieni di grappa (Jannis Kounellis, Senza titolo, 1988) avevano lo stesso potere “apriporta”, capace di trasportare chiunque in quella strana dimensione in cui il noto, all’improvviso, diventa sconosciuto, messaggero di qualcos’altro. In questi giorni sulla facciata di Palazzo Strozzi l’artista francese JR ha aperto – grazie a un’abile illusione ottica – uno squarcio gigantesco (La Ferita, 2021), che ci mostra quello che vive dietro le pareti di un museo. E anche lì, con il naso all’insù, improvvisamente cambiamo contesto, la nostra mente ci fa domande nuove, e ce ne ricorda altre che avevamo dimenticato. Il 24 marzo la Ever Given, una delle navi mercantili più grandi al mondo, durante una manovra si è incagliata nel tratto Sud del Canale di Suez, bloccando una delle vie marittime più importanti del pianeta. Con i suoi 400 metri di lunghezza e 58 di larghezza, questa nave potrebbe occupare tutta piazza San Pietro a Roma: otto rimorchiatori sono al lavoro per disincagliarla, ma potrebbero volerci settimane, con gravi conseguenze per l’economia. Anche se non è un’installazione artistica (ma ci assomiglia molto), anche lei in questi giorni è stata capace di portarci dove non eravamo ancora arrivati, e di rendere evidenti porzioni di realtà nemmeno tanto oscure. In tema di sorprese, negli ultimi tempi, la realtà continua a superare, decisamente, la fantasia.
In questa cinquantunesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata ai progetti culturali e alle istituzioni di cui siamo portavoce, nella sezione RACCONTI trovate Fabrizio Meris, curatore e giornalista di arte e moda, che ci parla della Project Room di Kasper Bosmans, a cura di Eva Fabbris, ultimo protagonista del programma dedicato alla scena giovane dell’arte internazionale della Fondazione Arnaldo Pomodoro; Penzo + Fiore, duo artistico attivo dal 2009, dedicano un testo al MACTE di Termoli e alla sua collezione, che diventa spunto per una riflessione sulla cultura contemporanea; infine Annarita Briganti, firma di Repubblica, fa con Lorenzio Giusti, Direttore della GAMeC di Bergamo, un bilancio dell’esperienza di Radio GAMeC su Clubhouse. La sezione dedicata ai VIDEO comprende una passeggiata in Cut a rug a round square, la mostra curata dall’artista americana Jessica Stockholder alle OGR - Officine Grandi Riparazioni di Torino; e il trailer dell’ultima puntata di In compagnia del Lupo. Il cuore nero delle fiabe, programma di e con Carlo Lucarelli in onda su Sky Arte domani lunedì 29 marzo alle 21.15 e anche on demand e in streaming su NOW. Nella parte dedicata agli EXTRA trovate la collana editoriale del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, realizzata in collaborazione con NERO Editions; ACADEMY ROOM #1, il progetto di formazione sperimentale dell'Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck in collaborazione con gli studenti dell'ultimo anno del Triennio in Pittura e Arti Visive di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti del campus di Milano; e l’appuntamento con DomenicaDOC, il programma di proiezioni in streaming gratuito di Pistoia Musei, che oggi vede protagonista Atto Unico di Jannis Kounellis (2007) di Ermanno Olmi, girato durante l'allestimento della mostra di Kounellis alla Fondazione Pomodoro nel 2006.
Buona lettura!
Lo staff di Lara Facco P&C #TeamLara
Vi ricordiamo che l’archivio di tutte le edizioni di TELESCOPE è disponibile su www.larafacco.com
TELESCOPE. Racconti da lontano Ideato e diretto da Lara Facco Editoriale e testi a cura di Annalisa Inzana Ricerca ed editing Francesca Battello, Camilla Capponi, Barbara Garatti, Marta Pedroli, Claudia Santrolli, Denise Solenghi, con la collaborazione di Alberto Fabbiano e Giulia Notarpietro
domenica 28 marzo 2021 RACCONTI
Come sopra, così sotto, come dentro, così fuori, di Fabrizio Meris
“Come sopra, così sotto, come dentro, così fuori” l’antico arcano dell’alchimia risuona come un'eco nel pensiero visitando la personale dell’artista belga Kasper Bosmans (classe 1990) alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Il lavoro di Bosmans si sostanzia di repertori araldici, della simbolica del folklore, per arrivare a mutare simbologie socio-politiche in decorazioni e viceversa. A Perfect Shop-Front deriva il suo titolo da una delle installazioni più significative della mostra, in cui viene ripreso l’uso, comune in certi centri dei Paesi Bassi, di avere delle finestre/vetrine in cui ciò che è privato – spesso collezioni di oggetti – diviene di dominio pubblico e quindi oggetto di dibattito. In questo caso lo è la raccolta di cimeli americani dell’artista, che affrontano in modo anti-eroico e anti-elegiaco la comune narrativa che circonda gli Stati Uniti. Il contrasto tra i temi indagati e il contesto milanese della Fondazione, locata nell’ultimo di molti cortili di un complesso di case di ringhiera sui Navigli, diviene estremamente pregnante. Un mondo curato, custodito, quasi nascosto a occhi indiscreti, quello della Fondazione Pomodoro, che viene essa stessa invitata ad aprirsi all’esterno partendo dal suo fulcro. Questo gioco di ribaltamenti prosegue nel percorso espositivo con il wall drawing Vermiculated Rustication, un intervento pittorico che vorrebbe ispirarsi al bugnato tipico delle decorazioni esterne degli edifici rinascimentali italiani e che visivamente al contempo evoca i tunnel scavati dai vermi nel sottosuolo, creando cortocircuiti simbolici non solo fra dentro e fuori di elementi architettonici, ma anche fra sopra e sotto di un orizzonte terreno, e fra solido/sano e putrescente. Bosmans sembra evocare una continua trasformazione tesa alla rigenerazione attraverso l’arte. L’aura dell’arte che trasforma oggetti in opere, in ready-made che sono sparsi come indizi muti nella mostra, tali da ricostruire percorsi ipotetici per il visitatore-flâneur e che si specchiano nella migrazione simbolica raccontata dalla composizione Wolf Corridors & Stamp Forest, che si estende perpendicolarmente per l’intera lunghezza del pavimento. La storia delle difficoltose migrazioni dei lupi europei, superstiti di un’era da fiaba, che affrontano spostamenti lungo gli assi autostradali del continente, si ammanta di leggenda. Proprio Legend è il titolo di piccoli e raffinati lavori su tavola di pioppo in cui la complessa narrativa della mostra subisce una cristallizzazione, divenendo il lascito testamentario dell’intero progetto.
Crediti: Kasper Bosmans. A Perfect Shop-Front Febbraio-maggio 2021. Installation view Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano Photo: Andrea Rossetti
La sostanza del tempo, cronache di viaggi in codice morse, di Penzo+Fiore
L’Italia si percorre a balzelli in questo periodo di pandemia e di zone gialle, arancioni e rosse. Guidando per le lunghe direttrici autostradali che percorrono da Sud a Nord la penisola, si disegna un codice morse di pieni e di vuoti che parla di un paradosso, inimmaginabile prima, che ha forzato in ognuno l’inedia o, più spesso, risorse nascoste che facessero emergere l’eccellenza, nel singhiozzare lento della vita. È così che ci ritroviamo a Termoli, all’interno di un museo che ha ripensato se stesso, costruito com’è intorno allo spazio di un mercato in cui l’ampia sala centrale è contornata a raggiera da stanze pronte ad accoglierne la collezione, ma non solo. Chiacchieriamo con Caterina Riva, la Direttrice Artistica del MACTE, e ascoltiamo con interesse la genesi di questo museo nato dalla collezione che il Premio Termoli ha pian piano plasmato fin dal lontano 1955. La longevità della manifestazione permette di scovare tra le opere esposte delle vere e proprie chicche, lavori di artisti che sarebbero diventati di primo piano nella scena dell’arte, ma in quel momento ancora giovani e sconosciuti. Da Mirella Bentivoglio a Benni Bosetto, da Gastone Novelli a Riccardo Baruzzi, da Carla Accardi, a Schifano, Dadamaino e Giuseppe Uncini, la collezione costituisce il cuore pulsante del museo, che non vuole però esaurirsi in essa. Una collezione infatti, così come un museo, va fatta vivere attraverso iniziative che permettano di entrare nel vivo delle opere e delle questioni del contemporaneo, dalla conservazione al restauro alla catalogazione. Per questo nelle intenzioni di Riva ci sono mostre temporanee che ruotino intorno ad artisti, temi o tecniche passati al setaccio del Premio, insieme a incontri e testi che evidenzino tutto il lavoro necessario a gestire un patrimonio così importante. Passeggiando con mascherine e distanziamento in questo museo ora aperto solo agli addetti ai lavori, si sente la sostanza del tempo, di un progetto nato dal sedimentarsi di scelte, lungimiranza e cura. Come spesso accade in Italia, uscendo dai centri cittadini si trovano perle rare, circondate da quella calma che permette di andare in profondità e di perseguire obiettivi importanti. Questo ci sembra evidente non solo per l’ingente quantità di opere che si sono accumulate negli anni, più di 400, ma anche per l’attenzione con cui la stessa Riva parla della ‘sensibilizzazione’ alla conservazione del patrimonio che vuole mettere in atto, cosa che passa attraverso gesti molto semplici ma espliciti e chiarificatori, come la giustapposizione di due lavori, un originale anni Sessanta ormai sbiadito dal tempo, la Cromia spettrologica di Getulio Alviani, e una sua copia, che ne restituisce i colori originari. La cura di cui ha bisogno anche l’arte che consideriamo contemporanea è direttamente proporzionale al desiderio che abbiamo di farla diventare un valore, per noi e per i posteri. Spiegare questi passaggi, se vogliamo che il passaggio di testimone avvenga, è fondamentale. Se il Premio Termoli, che proprio in questo periodo ha annunciato gli artisti selezionati per l’edizione 2021, ha dato prova di uno sguardo rivolto al futuro, tanto da essere una delle realtà del contemporaneo più longeve d’Italia, è vero anche che, pur da operatori di un mondo oggi sempre più sfuggente e fragile, dobbiamo avere forza sufficiente per pensare a cosa succederà al nostro chiasso di immagini, pensieri, post e condivisioni solamente tra una manciata di anni.
Crediti: Carla Accardi, Integrazione con grigio (1960); Mario Schifano, Paesaggio particolare (1963): Salvatore Emblema, Senza titolo (1978); Franco Angeli, Fabbrica rossa (1983); Bice Lazzari, I due tagli (1963), courtesy MACTE di Termoli, ph Gianluca Di Ioia
Lo spessore della voce: Radio GAMeC on Clubhouse, di Annarita Briganti
A un certo punto abbiamo ricominciato a parlare con gli sconosciuti. Avviene di mattina presto, in pausa pranzo, di sera su Clubhouse, il social della voce, che funziona particolarmente bene quando ci sono i contenuti, perfetto, in questo passaggio della Storia, per raccontare il presente dell’Arte e della Cultura e per immaginare il futuro che verrà. «Con Radio GAMeC dal lunedì al venerdì apriamo la giornata su Clubhouse. Andiamo “in onda” alle 8.30, per quarantacinque minuti, ogni volta con due speaker, protagonisti del mondo dell’Arte e della cultura. Due giri di interventi, moderati da Lara Facco e da me» ricorda Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. «È un’iniziativa nata nel 2020 durante il primo lockdown, con dirette Instagram. La seconda fase di Radio GAMeC è stata in presenza l’estate scorsa nel cortile del museo con spettacoli, reading e performance, trasmesse in streaming sul nostro canale YouTube. La terza fase è stata una trasmissione settimanale su Radio Popolare, da tutti i Comuni della Bergamasca, compresi Alzano e Nembro, che sono stati colpiti duramente dal Covid. E ora questa quarta fase su Clubhouse, nata come una sperimentazione, che continua a essere tale. Un esperimento riuscito, per ora» aggiunge il Direttore, che sottolinea anche però come questo social non si sia ancora del tutto evoluto, come debba essere più inclusivo, oltre a non permettere di salvare le room/i dibattitti. Un limite superato dalle registrazioni che molti moderatori/organizzatori, compresa la GAMeC, stanno effettuando, per eventuali futuri podcast, dichiarandolo. «Per questo nuovo format su Clubhouse abbiamo scelto di parlare principalmente di arte, cultura e dei loro sistemi, della fruizione dell’arte e del suo sviluppo nello scenario trans-pandemico e post pandemico. Stiamo provando a scrivere un verso collettivo, un programma comune nato dalla convergenza di diverse prospettive. Qualcosa che, come sempre, proveremo a mettere a sistema, a trasformare in qualcosa di concreto. Il mio ruolo nelle dirette è proprio quello di provare a fare il punto dei pensieri e delle idee emerse durante i talk» dichiara Giusti. «Il Clubhouse dell’Arte è una grande opportunità di confronto e di incontro in cui vincono i contenuti. La riuscita di questo esperimento dipende da una comunicazione più aperta possibile. Ben vengano quindi istituzioni come la GAMeC che colgono l’occasione per incontrare un pubblico, si spera, sempre più partecipe e attivo» dice Andrea Concas, responsabile del palinsesto di Arte e Cultura di ClubItalia su Clubhouse, imprenditore, divulgatore e scrittore. «Il successo di Clubhouse non è dovuto solo al fatto che siamo bombardati da immagini e che non ne possiamo più dell’odioso fenomeno degli influencer, ma anche al fatto che la voce riesce a superare i problemi di altri social: permette di filtrare gli interventi, alza il livello dei contenuti, coinvolge persone di tutte le età, e i disturbatori si possono escludere» sottolinea, in uno dei talk di Radio GAMeC, Massimiliano Toninelli, direttore editoriale di Gambero Rosso e di Artribune, tra i più attivi in questo primo boom italiano del social, molto frequentato anche dall’Assessore alla Cultura di Firenze Tommaso Sacchi, altra città che sta reagendo alla pandemia con l’arte (pubblica). Dentro il social della voce, fuori per vedere opere d’arte urbana, che possono essere ammirate a prescindere dalle chiusure, e poi, di nuovo nelle sale dei musei. «Non verrà meno l’esperienza della fruizione dell’arte dal vero se i musei sapranno mettere al centro il tema della materialità. Oggi siamo così abituati a pensare per immagini che anche i dipinti ci appaiono tali, immagini private della loro materialità. Ma un dipinto è materia pittorica prima ancora che immagine e i musei dovranno rieducare il pubblico a questa materialità» afferma Giusti che, dall’osservatorio di Bergamo, non se la sente di fare una campagna ideologica per la riapertura dei musei. «I musei, come tutti gli altri luoghi, sono sicuri se si rispettano le regole e riapriranno quando i contagi lo permetteranno» dice il direttore, che ha già pronta una mostra importante, Regina. Della scultura. Una grande retrospettiva dedicata a Regina Cassolo Bracchi, legata a doppio filo con la parallela acquisizione da parte della Galleria e del Centre Pompidou di Parigi di un importante nucleo di opere dell’artista, curata con Chiara Gatti. Inaugurazione? Appena possibile, per ripartire dall’arte e dalla bellezza. «Bergamo ha dimostrato una grande capacità reattiva» conclude Giusti. «In questo anno la comunità ha ritrovato se stessa e oggi si sente pronta a riprendere il cammino».
Crediti: GAMeC, esterno. Ph: Giulio Boem VIDEO
La visione di Jessica
Due collezioni che parlano e che diventano un'unica grande opera, frutto dell'immaginario dell'artista americana Jessica Stockholder. È Cut a rug a round square, la mostra progettata dall'artista espressamente per gli spazi del Binario 1 delle OGR - Officine Grandi Riparazioni di Torino, di cui vi offriamo un assaggio con questo video: una passeggiata tra le opere della collezione della Fondazione La Caixa di Barcellona in dialogo con quelle della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT, parte di una grande installazione ambientale che riflette sullo scontro tra il cerchio e il quadrato come simbolo di quello tra razionalità e fantasia, ordine e sovrabbondanza, corpo e idea.
Crediti immagine: Cut a rug a round square curated by Jessica Stockholder, 2021. Installation view at OGR Torino. Photo Andrea Rossetti for OGR. Courtesy OGR Torino Per l'ultima volta in compagnia del lupo
Saranno Hansel e Gretel i protagonisti dell'ultima puntata di In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe, il programma di e con Carlo Lucarelli che, su Sky Arte, ci ha raccontato l'origine spesso inquietante di tante favole della nostra infanzia. Ospite di quest'ultimo appuntamento l'antropologo Duccio Canestrini, che, insieme a Lucarelli, ripercorrerà l'origine della famosa fiaba dei Fratelli Grimm. La storia ci parla di Hans e Grete Metzler, non due bambini ma due fratelli adulti, pasticceri, che, per appropriarsi di una ricetta segreta del panpepato, si macchiano di un orribile delitto. Se volete sapere qual è, l'appuntamento è domani lunedì 29 marzo alle 21.15 su Sky Arte e anche on demand e in streaming su NOW.
Crediti immagine: In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe. Una produzione Sky Arte e TIWI EXTRA
Libri come laboratori
Tra gender, capitalismo, ecologia, approfondimenti sull'opera di artiste, la collana editoriale del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, realizzata insieme a NERO Editions, arriva al suo terzo anno di produzione, continuando a svilupparsi come una vera e propria estensione della piattaforma critica e di ricerca dell'istituzione toscana. Un progetto all'insegna dell'ibridazione tra campi del sapere, coordinato per il museo da Vittoria Pavesi, i cui prodotti più che cataloghi sono progetti editoriali di studio e approfondimento critico e teorico, complementari alle mostre. Tra i titoli 2021 Jacopo Benassi. FAGS, Marialba Russo. Public Sex, The Missing Planet. Visioni e revisioni dei tempi sovietici, Chiara Fumai. Poems I Will Never Release 2007-2017, Simone Forti. News Animations, e ancora Formafantasma. Cambio e Protext! Quando il tessuto si fa manifesto / Protext! Marinella Senatore.
Crediti immagine: Collana pubblicazioni Centro Pecci + Nero © Margherita Villani
Giovani artisti per scoprire un archivio
ACADEMY ROOM è un progetto di formazione sperimentale realizzato dall'Archivio Atelier Pharaildis Van den Broeck di Milano in collaborazione con gli studenti dell'ultimo anno del Triennio in Pittura e Arti Visive di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti del campus di Milano. Giovani artisti del corso di Allestimento, tenuto da Caterina Iaquinta, hanno ideato 27 progetti ispirati dall'opera e dall'atelier dell'artista italo-fiamminga, nell'ambito di un programma di valorizzazione del suo archivio. Partendo dalle linee guida fornite dalla docente e dalla curatrice dell'archivio Barbara Garatti, gli studenti hanno elaborato nuove soluzioni per lo spazio, per i sistemi di archiviazione e catalogazione, generando nuovi stimoli allo studio della sua opera.
Presentazione lunedì 29 marzo ore 18.30 in diretta Facebook sull'evento ACADEMY ROOM #1 | Progettare un archivio d'artista
Crediti immagine: Nicola Bianco, Lettera da un campo di patate (2021), courtesy NABA Nuova Accademia di Belle Arti
Kounellis secondo Olmi
Girato da Ermanno Olmi nel 2006 durante l'allestimento della personale di Jannis Kounellis alla Fondazione Pomodoro, Atto Unico di Jannis Kounellis (2007) viene descritto dallo stesso regista come un "film-pedinamento", una "risonanza di immagini che ancora persistono nella memoria come alla fine di un bellissimo viaggio". Questo poetico omaggio al Maestro greco, ma italiano d'adozione, scomparso nel 2017, è protagonista oggi, domenica 28 marzo, di DomenicaDOC, il programma di proiezioni in streaming gratuito di Pistoia Musei che racconta il mondo dell'arte e i suoi protagonisti attraverso una ricercata e non convenzionale selezione di documentari a cura di Luca Barni e legata alle mostre Aurelio Amendola. Un'antologia e Pistoia Novecento. Sguardi sull'arte dal secondo dopoguerra, in corso negli spazi del complesso museale.
Per accedere allo streaming gratuito, clicca qui e inserisci il codice FPM-Kounellis. Il film è disponibile dalle ore 10 alle ore 24 di oggi, domenica 28 marzo.
Crediti immagine: Jannis Kounellis, Sarajevo, 2004 © Aurelio Amendola
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