EDITORIALE

 

"Cats here, cats there, Cats and kittens, everywhere, Hundreds of cats, Thousand of cats, Millions and billions and trillions of cats" (Gatti qui, gatti lì, Gatti e gattini ovunque, Centinaia di gatti, Migliaia di milioni e Milioni di gatti). Se conoscete questo ritornello probabilmente siete tra le centinaia di migliaia (forse milioni) di bambini che dal 1928 hanno letto Milioni di gatti, il primo libro illustrato nella storia dell’editoria per bambini degli Stati Uniti, l’unico che, dopo quasi cento anni, è ancora nelle librerie.

Lo disegnò alla fine degli anni Venti Wanda Hazel Gág (1893 – 1946) artista, autrice, traduttrice e illustratrice di origini boeme, nata in Minnesota nella comunità di lingua tedesca di New Ulm. Questo libro straordinario, che per la critica dell’epoca dimostrava la grande affinità dell’autrice con la visione dei bambini e il suo rispetto per la loro intelligenza, è forse il motivo per cui il resto della sua produzione è rimasto meno conosciuto. Gag era una raffinata maestra dell’incisione, formatasi alla Art Student’s League, un'innovatrice, politicamente impegnata e femminista – nel 1938 ritradusse e illustrò Biancaneve dei Fratelli Grimm perché riteneva la versione disneyana (1937) troppo banale, sterile e sentimentale – che tra gli anni Venti e Trenta espose nelle principali gallerie e istituzioni a New York, dove si era stabilita dopo gli studi.

Il suo motto disegnare per vivere, vivere per disegnare conferma quello che raccontano i tantissimi quaderni di schizzi, disegni a matita o a inchiostro e acquerelli che compongono la sua produzione. Su quei fogli, soggetti apparentemente e piacevolmente familiari – verdure dell'orto e paralumi, gatti addormentati e utensili da cucina – vibrano con intensità, come se il disegno li animasse; del resto, lei stessa aveva dichiarato in una intervista: una natura morta non è mai ferma per me.

 

In questa duecentoundicesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata alle istituzioni e ai progetti culturali di cui siamo portavoce, tra i RACCONTI trovate un contributo di Mariasole Garacci, storica dell’arte e contributor di MicroMega, Artribune ed Exibart, dedicato a Baltic Adventure la mostra di Augustas Serapinas da FOROF a Roma; un testo di Erka Shalari contributor di Les Nouveaux Riches Magazin e Juliet Art Magazine, sulla mostra Off Script di Magali Reus vincitrice del Premio Arnaldo Pomodoro per la scultura al Museo del Novecento di Milano; e un estratto dall’introduzione del curatore Lorenzo Giusti alla 9° edizione di Biennale Gherdëina The Parliament of Marmots a Ortisei.

Tra i VIDEO un commento di Gianfranco Brunelli Direttore di Preraffaelliti. Rinascimento Moderno, in corso al Museo Civico San Domenico di Forlì, e un teaser dedicato all’asta live Argenti da Collezione Antichi di Cambi Casa d’Aste.

Gli EXTRA comprendono le nuove mostre fotografiche di CAMERA Centro Italiano per la Fotografia di Torino; Bruno's House, la personale di Salvatore Arancio al MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli; e Nuove avventure sotterranee, la mostra fotografica ideata e prodotta da Ghella in collaborazione con il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma.

Questa settimana vi offriamo anche un BONUS TRACK con la playlist musicale creata da Luca Cerizza – curatore di DUE QUI/ TO HEAR mostra di Massimo Bartolini per il Padiglione Italia della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia – pensata ad hoc per il progetto: un modo per ricordarvi Fiducia nello sfondo (in ascolto con la natura), secondo appuntamento del Public Program del Padiglione.

 

Buona lettura!

Lo staff di Lara Facco P&C

#TeamLara

 

Vi ricordiamo che l’archivio di tutte le edizioni di TELESCOPE è disponibile su www.larafacco.com

 

TELESCOPE. Racconti da lontano

Ideato e diretto da Lara Facco

Editoriale e testi a cura di Annalisa Inzana

Ricerca ed editing Stefania Arcari, Camilla Capponi, Alberto Fabbiano, Andrea Gardenghi, Marianita Santarossa, Claudia Santrolli, Denise Solenghi, Alessandro Ulleri, Margherita Villani, Marta Zanichelli, con la collaborazione di Margherita Animelli, Michela Colombo, Rossella De Toma, Nicolò Fiammetti, Clara Fornaciari, Sofia Gemelli, Agata Miserere e Alessandra Nervini.

 

domenica 9 giugno 2024


RACCONTI

 

 

Decostruire il passato per costruire la casa futura. Ecologia e tradizione nelle opere di Augustas Serapinas da FOROF, di Mariasole Garacci

 

Per la sua terza stagione, FOROF – spazio fondato da Giovanna Caruso Fendi all’ombra della Colonna Traiana e dedicato al dialogo tra arte contemporanea e archeologia – presenta Baltic Adventure, a cura di Ilaria Gianni, un progetto site-specific dell’artista lituano Augustas Serapinas (Vilnius, 1990) che evoca visioni di futuri, devastanti effetti del riscaldamento globale. Il pupazzo di neve, sagoma familiare alle memorie infantili di una volta, è qui trasformato in elemento di una comunità di Mudmen, personaggi di fango e paglia, riuniti in un ambiente dell’antica Basilica Ulpia come, nei secoli dell’antica Roma, i cittadini usavano riunirsi nelle curie e nei fori cittadini per discutere importanti questioni politiche.

L’idea nasce nel 2020 da un progetto idealmente opposto, Snowmen, per il quale Serapinas aveva previsto di tenere in piedi pupazzi di neve composti dai bambini di Riga; un inverno insolitamente caldo, però, aveva reso il proposito irrealizzabile attirando l’attenzione dell’artista sulla spaventosa tangibilità della crisi ambientale. Un’opera, dunque, che ricorda il linguaggio di David Hammons nella celebre performance del 1983, in cui l’artista statunitense vendeva palle di neve a New York, e che insieme anticipa scenari post-umani oltre la catastrofe. Questa preoccupazione ecologica riguarda, chiaramente, il futuro; ma si volge alla ricerca di una possibile soluzione nel passato e nel recupero materiale del significato etimologico del termine, che esplicitamente fa riferimento alla casa, οἶκος.

Così, nelle opere esposte da FOROF,Part of the House from Rūdninkai (2023), Part of the House from Skirgiškės (2023) e Window Glasses from Jonas’ house (2023), Serapinas recupera i materiali di vecchie abitazioni in legno, testimonianze di un prezioso patrimonio storico e culturale tipico delle aree rurali della Lituania. Nei confronti di tale eredità e della sua distruzione per motivi sociali, economici e, in un certo senso, fisiologici (metaforicamente, il destino della nostra “casa” comune), Serapinas reagisce con una decostruzione che ne accelera l’inevitabile decadimento, per dare luogo a una loro conversione in opere d’arte e a un reimpiego dei materiali lignei (travi, elementi decorativi, cornici, giunzioni e incastri) come messaggeri di un vernacolo tradizionale. In questa pratica, che usa modi del ready-made e l’arte povera, c’è la dimostrazione di una possibile sostenibilità ambientale della nostra società e dell’arte stessa. E, anche, il suggerimento di superare leciti timori per il futuro e nostalgici rimpianti con un’attitudine trasformativa che ci aiuterà ad attraversare i difficili tempi che ci aspettano.

 

 

Crediti: Augustas Serapinas, BALTIC ADVENTURE, 2023. Installation view @ FOROF, Roma. Foto Monkeys Video Lab


 

Magali Reus, acuta osservatrice della vita quotidiana. La Fondazione Arnaldo Pomodoro e la giuria onorano l'approccio originale dell'artista alla nozione e alla pratica della scultura, di Erka Shalari

 

Magali Reus, nota per le acute osservazioni sull'esistenza quotidiana, ha ricevuto il prestigioso Premio Arnaldo Pomodoro, alla settima edizione, ottenendo così l'opportunità di una mostra personale, intitolata Off Script e curata da Federico Giani, al Museo del Novecento nella storica Piazza Duomo di Milano. In uno spazio piuttosto allungato, l'artista cattura l'attenzione dei visitatori con le sue interpretazioni scultoree, in particolare attraverso la trasformazione di barattoli comuni in manifesti artistici profondi. Allontanandosi dai materiali convenzionali, Reus realizza "barattoli" con resina epossidica cerata a mano, dando loro un'aura surreale grazie all'inclusione di pigmenti, viti e persino meteoriti. Ogni barattolo, chiamato semplicemente Clementine (Clementine (Meteorite), Clementine (Visitor), Clementine (Out of Orbit)), serve da contenitore per narrazioni poliedriche, che esplorano i temi della natura, dell’industrializzazione e le complessità del consumo. Con meticolosa attenzione ai dettagli, Reus annota sui barattoli date e distanze, invitando il fruitore alla riflessione sulle origini e il percorso degli oggetti di uso quotidiano. I barattoli stessi, alcuni decorati con intricati disegni di api, evocano un senso di incanto, mentre le loro sfumature – dai blu sereni a delicati color pastello – intensificano la risonanza emotiva di ogni pezzo. Un barattolo dipinto per nascondere il suo contenuto stimola la speculazione sull'invisibile, mentre un altro, con visibili crepe, suggerisce la fragilità intrinseca dell'ambiente che ci circonda. Un altro ancora è vuoto e ricorda quei momenti in cui una marmellata finisce, quando continui a dare cucchiaiate finchè non resta più niente da prendere. Forse in quelle notti tristi, seduti in cucina...

Cosa significano le parole change e fair su quell'altro barattolo?

Di recente sono attratta da artiste donne che riescono a estrapolare ed evidenziare informazioni sociologiche, critiche su società, lavoro, dolore, genere attraverso il cibo. Reus rientra perfettamente in questo ritratto!

 

Note

1: Magali Reus esplora il tema dei barattoli nel suo lavoro da diversi anni. Alcune delle sue creazioni basate sui barattoli sono state esposte a miart 2024 nello stand della Galleria Fons Welter.

2: Doruntina Kastrati con The Echoing Silences of Metal and Skin, al Padiglione del Kosovo, 60° Biennale di Venezia, si occupa dell'industria alimentare leggera, o Mara Novak e le sue fotografie manipolate analogicamente che mettono in evidenza la tendenza del mukbang con la pasta gochujang.

3: Dato che Reus è stata scelta come vincitrice del Premio Arnaldo Pomodoro, per una comprensione più approfondita della scultura, consiglio di visitare la Fondazione. Aperta solo il sabato.

 

 

Crediti: Magali Reus, Off Script, installation views, Museo del Novecento, Milano, 2024. Ph Andrea Rossetti. Courtesy the Artist, Fondazione Arnaldo Pomodoro


 

​​Il parlamento delle marmotte, di Lorenzo Giusti*

 

La leggenda dei Fanes – uno dei più affascinanti miti ladini delle Dolomiti, ricostruito all’inizio del XX secolo dallo scrittore austriaco Karl Felix Wolff – racconta le vicende di un popolo mite e pacifico, il cui regno si estendeva oltre le sette montagne, ai confini del mondo. Il segreto della prosperità di questo popolo risiedeva nell’alleanza con le marmotte, di cui i Fanes potevano dirsi discendenti, poiché tra quegli animali –affidata loro dall’Anguana, la ninfa dell’acqua – era cresciuta Moltina, la loro prima antenata. Quando l’alleanza fu rotta a causa di una principessa vergognosa del patto con gli animali, i Fanes andarono incontro a sventure e conflitti che portarono presto al declino del regno. I pochi superstiti si recarono allora in un antro sotto le rocce, dal quale, ancora oggi, insieme alle marmotte, attendono che suonino le trombe argentate che ne segnaleranno la rinascita. (1) Le credenze alla base delle leggende dolomitiche hanno radici profonde, che affondano nei tempi della protostoria, nel momento del passaggio dai piccoli gruppi di cacciatori e raccoglitori alle prime comunità organizzate di allevatori e agricoltori. Sono strutture totemiche che raccontano il complesso rapporto di queste società arcaiche con il tema dell’anima, della cui presenza sono pervase tutte le principali entità della natura vivente nella sua dimensione più libera e selvaggia. (2) Ma cosa significa oggi “essere selvaggi”? Dove possiamo ancora riconoscere una qualche forma di libertà naturale, in un pianeta in cui non esistono più luoghi incontaminati? E quale insegnamento possiamo trarre da queste realtà? Quali spazi le rovine del capitalismo riserveranno alla natura selvaggia? Quali possibilità di vita e quali forme di sopravvivenza? Tutte queste domande hanno orientato il progetto di Biennale Gherdëina 9 e – in modalità, traiettorie e temporalità diverse – il lavoro degli artisti e artiste chiamati a parteciparvi. Traghettato nel nostro tempo, l’archetipo dell’alleanza con le marmotte apre una riflessione sulla rottura dell’equilibrio interspecie perpetrata dalla civiltà contemporanea. Dall’analisi del nostro rapporto con gli animali non umani possiamo comprendere molto della più generale crisi del patto umano con la natura nella sua interezza, ma anche delle forme di discriminazione, controllo e violenza che affliggono la specie umana al proprio interno.

 

1. Il “Parlamento delle marmotte” è il nome assegnato negli anni Cinquanta del Novecento all’anfiteatro naturale sull’Alpe di Fanes, in Val Badia, dove, ancora oggi, nonostante la presenza umana, vivono numerosi roditori. La regione sotterranea dove, secondo le leggende ricostruite da Wolff, si sarebbero ritirati gli ultimi dei Fanes si trova invece nei pressi del Lago di Braies, nell’omonima valle, laterale della Val Pusteria

2. Cfr. Ulrike Kindl, Raccontare le origini, in Nicola Dal Falco, Miti ladini delle Dolomiti. Ey de Net e Dolasìla, Palombi editore, Roma 2012, pp. 199-258

 

*estratto dall’introduzione di Lorenzo Giusti nella Guida della 9° edizione di Biennale Gherdëina The Parliament of Marmots curata da Lorenzo Giusti con Marta Papini come curatrice associata in corso fino al 1° settembre 2024 a Ortisei, nella cornice unica delle Dolomiti e della Val Gardena

 

 

Crediti: Installation view of The Parliament of Marmots, BIENNALE GHERDËINA 9, curated by Lorenzo Giusti,  2024, Ortisei / Val GardenaCourtesy BIENNALE GHERDËINA. Ph. Tiberio Sorvillo


VIDEO

 

Un Rinascimento antico e uno moderno

 

In questo video, Gianfranco Brunelli Direttore di Preraffaelliti. Rinascimento Moderno, ci introduce nella mostra che fino al 30 giugno anima, con oltre 300 opere, le sale del Museo Civico San Domenico di Forlì. Curata da Elizabeth Prettejohn, Peter Trippi, Cristina Acidini e Francesco Parisi, con Tim Barringer, Stephen Calloway, Charlotte Gere, Véronique Gerard Powell e Paola Refice, l'esposizione evidenzia il rapporto tra questo movimento, nato nell'Inghilterra vittoriana, e i Maestri italiani, dall'arte veneziana del XIV secolo ai grandi del Rinascimento. Un'esposizione che mira a raccontare la storia di tre generazioni di artisti, associati o ispirati al movimento Preraffaellita, attraverso un viaggio intorno al mondo tra le più prestigiose collezioni museali, dimostrando come il movimento non fu un ritorno reazionario agli stili del passato, ma un progetto visionario capace di creare opere moderne, restituendo forze e presenza alla tradizione italiana.

 

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Crediti immagine: Installation view, Preraffaelliti. Rinascimento moderno, Museo Civico San Domenico, 2024; ph. Emanuele Rambaldi


Sogni d'argento

 

Coppe a forma di uccelli fantastici dal piumaggio smaltato, storie di antiche gesta incise e sbalzate su vasi, pomelli fatti di fiori e pigne, anse a forma di sirena, putti e volti di madonne che si affacciano da cornici e oggetti votivi, e ancora fenici, sfingi e antichi dei decorano gli oggetti protagonisti del catalogo dell'asta live Argenti da Collezione Antichi che martedì 11 giugno alle 14 verrà ospitata nelle sale del Castello MacKenzie, sede genovese di Cambi Casa d'Aste. Un appuntamento che presenta un catalogo eterogeneo, con manufatti di provenienza italiana ed estera, tra eleganti servizi da tè e raffinati candelabri, vassoi e decorazioni che raccontano un mondo di eccellenza artigianale e di raffinato gusto estetico.

 

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Crediti immagine: ©Cambi Casa d’Aste


EXTRA

 

Ancora fotografia!

 

Reduce dai festeggiamenti per i 46.000 visitatori della sua ultima grande mostra, CAMERA Centro Italiano per la Fotografia di Torino, nel solco delle grandi esposizioni dedicate alla vita e al lavoro pionieristico di importanti fotografe del Novecento, si prepara ad aprire il 14 giugno un nuovo progetto espositivo a cura di Monica Poggi, dedicato questa volta a Margaret Bourke-White, prima fotografa della leggendaria rivista LIFE. Fino al 6 ottobre, circa 150 fotografie racconteranno il lavoro e la vita straordinaria di una delle protagoniste della fotografia del XX secolo e l'importanza dei suoi scatti, dagli iconici ritratti di Stalin e Gandhi ai reportage sull'industria americana, fino ai servizi realizzati durante la Seconda guerra mondiale in Unione Sovietica, Nord Africa, Italia e Germania, dove documenta l'entrata delle truppe statunitensi a Berlino e gli orrori dei campi di concentramento. Accanto a questo importante progetto, il Centro ospiterà nella Project Room, Il giorno dopo la notte, mostra personale di Paolo Novelli (Brescia, 1976) a cura del direttore artistico Walter Guadagnini, che fino al 21 luglio presenta due cicli di lavoro realizzati fra 2011 e 2018.

 

Crediti: Fort Peck Dam, Montana, USA, 1936. Margaret Bourke-White/The LIFE Picture Collection/Shutterstock


Esercizi di immaginazione

 

È stata una visita al Bruno Weber Park – parco di sculture costruito a Dietikon, nel Canton Zurigo, dall'architetto e artista svizzero Bruno Weber – a ispirare Salvatore Arancio a realizzare una serie di opere che dal 14 giugno al 28 settembre 2024 sono protagoniste di Bruno's House, la sua personale al MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli. La mostra raccoglie diversi lavori, alcuni dei quali entrati nella collezione del museo grazie al PAC Piano per l'Arte Contemporanea: un video, un paesaggio sonoro e alcune sculture che ricompongono un viaggio immaginifico tra le architetture e le presenze del parco svizzero, luogo che celebra la fantasia, il piacere e la sperimentazione dell'Arte nelle più svariate forme. La pratica di Arancio elabora un universo fantasmagorico e meraviglioso che lascia l'immaginazione del pubblico libera di associare forme e colori; le sue opere aprono campi di possibilità, sollecitano la percezione e invitano ad essere spettatori attivi.

 


Nuove avventure sotterranee

 

Si intitola così la mostra fotografica di Stefano Graziani, Rachele Maistrello, Domingo Milella, Luca Nostri e Giulia Parlato a cura di Alessandro Dandini de Sylva che, dal 14 giugno al 25 settembre 2024, abiterà lo Spazio Extra del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma. La mostra, ideata e prodotta in collaborazione con il museo da Ghella – azienda italiana di ingegneria infrastrutturale dalla storia antica – offre un punto di vista straordinario sulla costruzione di grandi infrastrutture sotterranee in Italia, Canada, Argentina, Australia e Nuova Zelanda, grazie allo sguardo laterale e poetico di cinque autori della fotografia italiana contemporanea. Oltre 150 immagini che hanno saputo ridisegnare l'immaginario dell'azienda, che in questo modo, insieme alle proprie competenze ingegneristiche, ha esportato nel mondo cultura e la bellezza delle sue avventure quotidiane.

Partecipa all'anteprima della mostra giovedì 13 giugno!

 

Crediti: Stefano Graziani, Vancouver Broadway Subway Project, 2022, courtesy Ghella


BONUS TRACK

 

Attenzione alle relazioni umane e non - umane

 

Fiducia nello sfondo (in ascolto con la natura) è il secondo appuntamento di IF ONLY WE HAD EARS, il palinsesto focalizzato sul tema dell'ascolto, parte del Public Program di DUE QUI/ TO HEAR, mostra di Massimo Bartolini al Padiglione Italia alla 60. Esposizione Internazionale d'Arte – La Biennale di Venezia, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Venerdì 14 e sabato 15 giugno 2024 l'appuntamento si focalizza sull'esperienza sonora non come sistema isolato ma come parte di ecosistemi complessi, in cui l'attività di ascolto può essere intesa anche come strumento di attenzione e cura per il non-umano, come dimostrano molte opere di Bartolini sin dagli inizi della sua carriera. Protagonisti di questo appuntamento Francesco Bergamo, Attila Faravelli, Enrico Malatesta, Nicola Ratti, David George Haskell, Neelakshi Joshi e Diana Lola Posani.

Ispirato alla celebre frase di John Cage Music is everywhere, if we only had ears, il programma, curato da Luca Cerizza in collaborazione con Gaia Martino, prevede ancora due incontri a luglio e settembre con ospiti italiani e internazionali negli spazi del Padiglione.

Nel ricordarvi questo appuntamento, vi offriamo qui la playlist creata su Spotify dal curatore del Padiglione, ad hoc per il progetto DUE QUI/ TO HEAR.

 

 

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