EDITORIALE

 

Secchi e piccoli tubi di plastica, taniche e teloni trasparenti, ombrelli aperti e bottiglie che si muovono in una danza casuale e delicata, mettendo in movimento campanelli e piccoli strumenti musicali, per una sinfonia di tintinnii e ritmiche mescolate al rumore di acqua che cade, viene raccolta e riportata in circolo in questo strambo, grande ecosistema. Ricorda moltissimo alcune architetture semoventi immaginate da Hayao Miyazaki l’installazione Moré Moré (Leaky): Variations (2022) dell’artista giapponese Yuko Mohri (Kanagawa, 1980), che rappresenta il Giappone alla Biennale Arte di Venezia ancora in corso.

Ciò che mi interessa – dice l’artista, che viene dal mondo della musica sperimentale – è come una crisi, paradossalmente, scateni i più alti livelli di creatività nelle persone.” L’idea per l’installazione, presentata alla Biennale di Sidney e al PAC di Milano nel 2022, le è venuta osservando come, nella metropolitana di Tokyo, il personale protegga i viaggiatori dalle continue perdite d’acqua, dovute ai terremoti e alla natura del terreno, con teli, ombrelli e bottiglie di plastica, materiali poveri, quasi degli objet trouvé, come se appunto dalla necessità fiorisse una speciale forma di creatività che l’artista indaga. Questa forma “necessaria” di creazione artistica innescata dall’imprevisto, dal bisogno di trovare una soluzione veloce, pratica e funzionale è quella che Yuko Mohri chiede alle sue opere che, come dice lei stessa, sono piccole soluzioni, esempi di un nuovo modo di guardare alla realtà che può diventare anche un nuovo modo di pensare.

 

In questa duecentoventiquattresima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata alle istituzioni e ai progetti culturali di cui siamo portavoce, tra i RACCONTI trovate un contributo di Donatella Giordano, contributor e curatrice della rubrica in podcast Monologhi al Telefono di Artribune, dedicato alla mostra di TAL R, Boy Looking at the Sun in corso alla galleria Tim Van Laere di Roma; un estratto dal concept della mostra The Beginning, in corso allo Studio Museo Felice Casorati di Pavarolo (To) del curatore David Dixton; e un estratto dal testo di Timotea Prini, curatrice e figlia dell'artista Emilio Prini, per la mostra Emilio Prini. Typewriter Drawings. Bologna/München/Roma – 1970/1971 alla Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano.

Tra i VIDEO un teaser di Nuvolario. Music for 18 musicians, nuovo spettacolo di OHT [Office for a Human Theatre] di Filippo Andreatta, di prossimo debutto alla sedicesima edizione di Festival Aperto a Reggio Emilia, e un video sulla mostra Real Time di Alessio de Girolamo in corso da Capsule a Venezia.

Gli EXTRA comprendono invece la ventesima edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI – Associazione dei musei d’arte contemporanea italiani con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura; EUR_Asia, il nuovo percorso dedicato alle arti e culture asiatiche del Museo delle Civiltà di Roma; e le nuove mostre del progetto Pensare come una montagna della GAMeC di Bergamo.

 

Buona lettura!

Lo staff di Lara Facco P&C

#TeamLara

 

Vi ricordiamo che l’archivio di tutte le edizioni di TELESCOPE è disponibile su www.larafacco.com

 

TELESCOPE. Racconti da lontano

Ideato e diretto da Lara Facco

Editoriale e testi a cura di Annalisa Inzana

Ricerca ed editing Stefania Arcari, Camilla Capponi, Alberto Fabbiano, Andrea Gardenghi, Marianita Santarossa, Claudia Santrolli, Denise Solenghi, Margherita Villani, Marta Zanichelli, con la collaborazione di Margherita Animelli, Rachele Borsotti, Rossella De Toma, Nicolò Fiammetti, Giulia Maggi, Francesca Ogliari.

 

Domenica 6 ottobre 2024


RACCONTI

 

 

Il mondo intero per apparire ha bisogno della luce della coscienza, di Donatella Giordano

 

Accecati dal bagliore del sole e svuotati dal sentimento umano, i soggetti dipinti da Tal R si accomodano sulla superficie di una nuova dimensione superando i concetti convenzionali dello spazio e del tempo. La mostra raccoglie una serie di opere che riflettono su un’identità più profonda di quella sociale e formale di questo mondo. L’artista, che per la prima volta espone nello spazio romano della galleria, si rapporta contemporaneamente con la scultura e la pittura in un dialogo circolare che disserta e scruta la realtà tangibile. I ritratti, tutti realizzati nel 2024, si ispirano alla sua vita familiare e fissano gesti e azioni non comuni che sovvertono il senso delle cose. Quindici opere, di cui tre sculture e dodici dipinti a olio su tela, ricalcano se stesse percorrendo una “matematica d’artista” che comprende paradossi, errori e mancanze. La disposizione di tutti gli elementi sullo stesso piano, l’utilizzo di una palette limitata e l’applicazione di precise coordinate pittoriche sono alcune caratteristiche ricorrenti. Tutto fa parte di un processo che oscilla tra l’espressionismo materico e l’astrazione formale del soggetto reale, fino alla dissoluzione. Boy Looking at the Sun, Boy's Afternoon e Abel's Afternoon traducono l’immagine di un’azione irrazionale: un ragazzo intento a osservare il sole. La serie, che comprende quattro dipinti e una scultura, congela l’istante di una rivelazione riflettendo sul concetto di forma e materia. La seconda serie, The Oriental Room, Emma, Emma in Oriental Room e The Oriental, raccoglie due pitture e due sculture attorno al tema centrale del ritratto di Emma, moglie dell’artista, raffigurata mentre assume una posa classica. Nelle diverse versioni emergono modifiche anatomiche che enfatizzano la plasticità creando nuove tensioni percettive. Sleeping Woman with Dandelions dispone in un quadrante verticale il dettaglio di una figura sdraiata in orizzontale. The Balloon e Little Boy with Bunny Ears colgono due momenti ludici dove l’uso della maschera, talvolta casuale, diventa un pretesto per affrontare il tema dell’ambiguità e dell’ignoto. Emma and Cotton Flower dispone il soggetto su uno sfondo enigmatico e contraddittorio, alterando la percezione spaziale e le nozioni di vicinanza, lontananza, dentro e fuori. La serie composta da Donkey and Sister e Sister and Donkey, riporta su tela una duplice visione che intreccia a distanza i ruoli delle protagoniste, l’una indifferente e l’altra rassegnata, entrambe sovrastate da una mansueta figura animale che diventa coprotagonista. Un’ultima opera, Henry, si mostra incompiuta, quasi a voler riflettere sul processo di conoscenza infinita che risiede nell’immaginazione.

 

Crediti: Courtesy Tim Van Laere Gallery, Antwerp-Rome


 

The Beginning, di David Dixon*

 

La mostra collettiva The Beginning è stata concepita a partire da due importanti dipinti di Luisa Rabbia, NorthEastSouthWest (2014) e Birth (2017). Queste opere, di grandi dimensioni, hanno stabilito il tono per la selezione delle opere successive, prestate principalmente dalla Collezione Maramotti di Reggio Emilia, nonché dalla Collezione Lavazza di Torino. The Beginning segna un ritorno per Rabbia, che è emigrata a New York da Torino nel 2000 e presenta le sue opere in dialogo con artisti storici e contemporanei, tra cui Huma Bhabha, Ross Bleckner, Gianni Caravaggio, Enrico David, Mario Diacono, Jason Dodge, Scott Grodesky, Jannis Kounellis, Piero Manzoni, Claudio Parmiggiani e Beatrice Pediconi.

L'esposizione si estende in tre spazi distinti a Pavarolo, i due spazi espositivi dello Studio Museo Felice Casorati – l'ex studio di Casorati e le stanze al piano terra della villa adiacente – e uno spazio esterno simile a una grotta sotto la torre dell'orologio del paese. Di conseguenza, lo spettatore può trovarsi a iniziare la mostra in uno qualsiasi di questi tre luoghi: il giardino, la grotta o lo studio. In altre parole, non esiste un unico punto di ingresso a The Beginning.

The Beginning è vario e inizia più e più volte.

Se il lavoro di Rabbia stabilisce il tono per la mostra, questa disposizione insolita degli spazi espositivi stabilisce il ritmo. Si inizia nel giardino, connessi alla natura e ai suoi desideri cosmici. Si inizia nella grotta, lavorando sotto l'orologio in una stanza simile a una tomba, simile a un grembo. Si inizia nello studio, poiché per l'artista questo è sempre il luogo per il rinnovamento e la scoperta. In totale, The Beginning inizia simultaneamente in questi tre spazi e, una volta partito, promette di condurre lo spettatore attraverso un lungo viaggio. Le opere d'arte esposte invitano a navigare tra i dilemmi che, insieme a Rabbia, propongono collettivamente.

 

*Estratto dal concept della mostra The Beginning a cura di David Dixon e Archivio Casorati in collaborazione con Collezione Maramotti, Collezione Francesca Lavazza, Peter Blum Gallery, Galleria Giorgio Persano con il coordinamento di Francesca Solero, ospitata negli spazi dello Studio Museo Felice Casorati a Pavarolo (To) fino al 10 novembre 2024.

 

Crediti: The Beginning, 2024. Installation view Studio Museo Felice Casorati, Pavarolo. Ph: Stefano Mattea


 

Emilio Prini – Typewriter Drawings. Bologna / München / Roma – 1970/1971, di Timotea Prini*

 

Nel 1967 Emilio Prini sta già concretizzando i rilevamenti urbani utilizzando fotografie raffiguranti porzioni del centro urbano della città di Genova. Calchi, in cui lui stesso si mostra di schiena, di profilo, a tre quarti o di fronte. Fotografa, strappa e porta a casa manifesti pubblicitari o elettorali, annunci, mappe. Attua e riempie vuoti. Improvvisa banchetti in cui propone ai passanti fette di tappi di sughero per colmare il vuoto tra la zampa del tavolo e il pavimento.

Analizza lo spazio, il comportamento dei corpi in relazione a esso, il magnetismo e il concetto di standard.

Ho costruito negli stessi materiali del supporto una porzione di strada in salita.

L’oggetto in asfalto è lungo 9 metri, largo 1,38, la pendenza del 6 per cento (5 rilevamenti urbani per ambiente: stradoni in salita muro in granito in curva, marciapiede a ellisse in granito, gradino in marmo, muro dritto in mattoni, grande piastra d’asfalto 66/67)

Quando espone a Germano Celant il progetto di Perimetro d’aria, Prini è immediatamente invitato a partecipare alla mostra collettiva Arte Povera – Im Spazio, alla Galleria La Bertesca di Genova. Di fatto, la prima esposizione che conierà il movimento poverista.

5 sistemi percettivi per ambiente o Perimetro d’aria consiste in cinque elementi neon e cinque relais a scatto sonoro con accensione programmata ogni tre secondi, sistemati agli angoli e al centro di una piccola stanza presente in Galleria. La luce principale è accesa, altri eventuali oggetti sono ammessi al suo interno.

Questo progetto non sviluppa l’idea di ambiente; qui piuttosto una definitiva (passiva) impronta della stanza (“il perimetrare uno spazio d’aria”) ottenuta con un supporto ottico acustico di immediata scomparsa espressiva (l’idea del calco come dimensione del non rappresentato). Azione concentrata sulla memoria (sul suo organizzarsi in dati) ottenuta con l’abbassarsi degli stessi minimi livelli di informazione predisposti (schema geometrico della coscienza): la successione rapido-buffa di una sola luce-suono funzionante in sequenza nella stanza (la stanza è un centro più quattro angoli); fino alla somma delle cinque informazioni necessarie (il livello di conoscenza del foglio bianco da disegno). La luce centrale (la luce della stanza contenitore) costantemente accesa ancora come parte del “mucchio di segni dissocianti la percezione”, cioè un continuo mezzo di allontanamento plastico o espressivo dei sistemi luce-suono predisposti. La presenza accettata di altri oggetti (come disturbo degli elementi luminosi) è il filo conduttore verso un esclusivo e ipotizzato uso acustico e perciò totalmente mnemonico dello spazio perimetro.

*Estratto dal testo critico per la mostra Emilio Prini. Typewriter Drawings. Bologna/München/Roma – 1970/1971 a cura di Luca Lo Pinto, Timotea Prini e Andrea Viliani, negli spazi della Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano fino al 3 maggio 2025.

 

Crediti: Emilio Prini. Typewriter Drawings. Bologna/München/Roma – 1970/1971. Installation view at Fondazione Antonio Dalle Nogare, Bolzano, 2024. Ph: Jürgen Eheim. Courtesy Fondazione Antonio Dalle Nogare


VIDEO

 

Come le nuvole

 

Con la loro mutevolezza e inafferrabilità hanno influenzato pittori e fotografi, poeti e meteorologi; sono fatte di vapore acqueo condensato intorno a particelle come lo ioduro d'argento, composto usato nelle lastre fotografiche, nel cloud-seeding e nel programma di ricerca atomica Manhattan. Sono le nuvole, la fonte di ispirazione e il soggetto di nuvolario, ultimo progetto di OHT [Office for a Human Theatre] che sabato 12 ottobre 2024 viene presentato in prima assoluta nell'ambito della sedicesima edizione del Festival Aperto di Reggio Emilia. Uno spettacolo che è come una nuvola, dunque cambia ogni volta, e che, per la sua prima rappresentazione, ha scelto una versione musicale in cui, Music for 18 Musicians [Mf18M], capolavoro del compositore minimal statunitense Steve Reich, eseguito per l'occasione dall'ensemble Sentieri selvaggi, si "trasformerà" in nuvole.

 

GUARDA

Crediti video: Filippo Andreatta


La parola al paesaggio

 

In concomitanza con La Biennale di Venezia - 68° Festival Internazionale di Musica Contemporanea, fino al 10 ottobre, Real Time la mostra di Alessio de Girolamo (Sanremo, 1980) a cura di Manuela Lietti presso Capsule Venice, presenta le sue più recenti sperimentazioni audio e video.

Realizzate con l'omonimo software Real Time, sviluppato negli ultimi anni con il LIM (Laboratorio di Informatica Musicale dell'Università degli Studi di Milano), le opere esposte raccontano la dicotomia uomo-natura attraverso un ribaltamento prospettico dell'idea di composizione ed esecuzione musicale. In esse, partiture musicali classiche fondate sulla logica di un editing da timeline si intersecano con una processualità non numerica e inconsapevole propria del flusso inarrestabile del paesaggio acustico. Partiture in cui naturale e artificiale si incontrano, diventano colonna sonora auto-portante e auto-generante delle immagini corrispondenti godibili nei video. Veri e propri "streaming" audio catturati nell'area dei Giardini della Biennale da alcuni visitatori creano una nuova versione de La Primavera di Antonio Vivaldi grazie al link del software Real Time al quale i loro cellulari sono connessi: questi "catalizzatori" così come il paesaggio sonoro che li circonda non hanno percezione di essere coinvolti nella creazione di una nuova esecuzione, lo fanno semplicemente esistendo.

 

GUARDA

 

Crediti video: Exhibition filmed by Otis Sambugaro @otissshh

Crediti immagine: Ph. Andrea Rossetti


EXTRA

 

Un sabato contemporaneo!

 

Sabato 12 ottobre 2024 torna la Giornata del Contemporaneo, manifestazione promossa da AMACI – Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani che dal 2005 porta l'arte contemporanea al grande pubblico. Realizzata con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e con la collaborazione della Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, la Giornata, giunta alla sua ventesima edizione, come ogni anno coinvolgerà musei, fondazioni, istituzioni pubbliche e private, gallerie, studi e spazi d'artista su tutto il territorio nazionale, raccontando la vitalità dell'arte contemporanea nel nostro Paese.

Ad accompagnare l'edizione di quest'anno come immagine guida, i Direttrici e Direttori dei musei AMACI hanno scelto l'opera Donna in gabbia (1975-2024) di Tomaso Binga (Bianca Pucciarelli Menna, Salerno, 1931).

Scopri tutto il programma!

 

Crediti: Tomaso Binga per la Ventesima Giornata del Contemporaneo, Donna in gabbia, 1975 - 2024


BENVENUTE e BENVENUTI IN EUR_Asia

 

Con un titolo che è un gioco di parole fra il continente eurasiatico e il ruolo dell’EUR come sede del Museo delle Civiltà, EUR_Asia è il nuovo percorso dedicato alle Collezioni di Arti e Culture Asiatiche del museo, che comprende circa 200 fra manufatti archeologici, artistici, etnografici, documenti, testimonianze e nuove produzioni. EUR_Asia è il primo passo del progressivo riallestimento permanente che, entro il 2026, renderà nuovamente visibili al pubblico sia le collezioni dell’ex Museo Nazionale d’Arte Orientale fondato da Giuseppe Tucci nel 1957 che quelle etnografiche di provenienza asiatica dell’ex Museo Nazionale Preistorico Etnografico fondato da Luigi Pigorini nel 1875.

Articolandosi in 5 sezioni e 16 narrazioni transasiatiche, il percorso supera il concetto stesso di confine e approfondisce la porosità tra soggetti culturali, matrici storiche, tematiche artistiche e filosofiche delle culture asiatiche nel loro complesso. EUR_Asia contribuisce così alla realizzazione di un museo sempre più plurale, inclusivo e accessibile in termini fisici e cognitivi, interculturali e multisensoriali.

Che il viaggio abbia inizio: Benvenute e Benvenuti, in EUR_Asia

 

Crediti: Museo delle Civiltà, EUR_Asia e Gala Porras-Kim. A Recollection Returns with a Soft Touch. Installation view. Foto © Giorgio Benni-18


Continuare a Pensare come una montagna

 

Pensare come una montagna è il programma biennale promosso dalla GAMeC per la realizzazione di progetti sul territorio con l'obiettivo di creare percorsi di condivisione e riflettere su sostenibilità e collettività. Protagonisti del secondo ciclo inaugurato ieri, tre installazioni e una mostra che abiteranno il museo e l'Orto Botanico di Bergamo fino al 19 gennaio 2025. Alla GAMeC sarà esposta l'opera-forno di Gabriel Chaile, dopo essere stata fulcro di una performance collettiva al Circolo degli Anziani di Vertova all'insegna del recupero delle tradizioni locali; in contemporanea vengono presentati l'opera video En Ausencia di Caterina Erica Shanta, per la sedicesima edizione di Artists' Film International, e una selezione di lavori presentati nell'ambito della nona edizione della Biennale Gherdëina – Il Parlamento delle Marmotte – curata da Lorenzo Giusti e da poco conclusa. Nel Giardino d'Inverno dell'Orto Botanico l'installazione Rien ne pourra nous separer / Niente ci potrà separare dell'artista tunisina Yesmine Ben Khelil riflette, a partire dalla metafora della pianta di acanto e della sua dispersione del Mediterraneo, sulle complesse dinamiche umane che interessano queste aree; alla Polveriera Superiore invece, Agostino Iacurci porta l'installazione Dry Days, Tropical Nights, riflessione sul paesaggio e la sua costante trasformazione attraverso una serie di elementi scultorei luminosi.

 

Crediti: Gabriel Chaile. Brenda, 2022. Veduta dell’installazione in Piazza Sant'Antonio, Ortisei. Commissionata da Biennale Gherdëina, 2022. Courtesy BARRO Arte Contemporáneo, Buenos Aires, Gabriel Chaile, Lisbona e Florian Lüdde, Berlino. Ph: Tiberio Sorvill


Sei un giornalista, un critico, un curatore?

Vuoi contribuire con un tuo scritto a una delle prossime edizioni di TELESCOPE?

Scrivici su telescope@larafacco.com

 

Se vuoi ricevere TELESCOPE anche tu, scrivi a telescope@larafacco.com

 

L'archivio completo di TELESCOPE è disponibile sul sito www.larafacco.com


 

 

Via della Moscova 18 · 20121 Milano

press@larafacco.com

www.larafacco.com

 

 

facebookinstagramtwittervimeowebsite

 

powered by Artshell