EDITORIALE
Dalla strada quell'architettura verticale pensata per portare lo sguardo delle persone verso il cielo sembrava più una cattedrale, invece, il Großes Schauspielhaus era un teatro, il più incredibile che fosse mai stato costruito a Berlino, progettato dall’architetto Hans Poelzig (1869-1936) e realizzato nel 1919 su commissione dell’impresario Max Reinhardt. Espressione perfetta del carattere dell’architettura espressionista, con la sua idea di spazio pensato per generare emozioni, il suo rifiuto di ogni regola, la sua ispirazione a fenomeni e strutture naturali, il Großes Schauspielhaus (Gran Teatro o Teatro Massimo) nonostante tutte le critiche ricevute per le difficoltà di gestione e manutenzione, la forma e la presunta inadeguatezza alle rappresentazioni teatrali, fu uno dei luoghi culturali più importanti della Berlino della Repubblica di Weimar. Pensato in origine per ospitare spettacoli circensi – da qui l’immensità dei soffitti, della cupola, della cavea – vide alternarsi sul suo palcoscenico spettacoli d’avanguardia, operette e cabaret, incarnando il desiderio di un’intera epoca di rompere con la tradizione, di abbracciare l’emozione, di vivere in totale libertà artistica. Quando si entrava si rimaneva colpiti dal contrasto tra la sobrietà della facciata e la selvaggia fantasia interna: il vasto auditorium, pensato per più di 3500 persone, con un soffitto a cupola spettacolare, adornato da centinaia di forme simili a stalattiti, era simile a una caverna, un antro che diventava surreale quando si accendevano le luci, nascoste in quelle “escrescenze geologiche”. Quello spazio ultraterreno, mistico, drammatico, immergeva il pubblico in un’atmosfera onirica che rendeva l’architettura stessa elemento fondamentale dell’esperienza teatrale. Con l’ascesa del regime nazista il teatro venne confiscato e rinominato Theater des Volkes (Teatro del Popolo) e la cupola smantellata perché considerata incompatibile con la nuova estetica ufficiale; danneggiato fortemente dai bombardamenti del 1945 e passato alla DDR, che lo rinominò ancora Friedrichstadt-Palast, nel 1980, venne demolito per sempre perché ritenuto strutturalmente instabile. Chissà com’era, davvero.
In questa duecentottantunesima edizione di TELESCOPE, la nostra newsletter settimanale dedicata alle istituzioni e ai progetti culturali di cui siamo portavoce, tra i RACCONTI trovate un contributo di Martina Esposito, redattrice di Inside Art, dedicato alla mostra SCOLLAMENTI: La collezione in circolo in corso al MACTE Museo d‘Arte Contemporanea di Termoli; un estratto dal testo autografo del fotografo americano Bert Stern nel catalogo della sua mostra Bert Stern. Original Mad Men in corso negli spazi di Paci Contemporary Gallery a Brescia; infine, l'apertura del saggio del curatore Raffaele Campion nel catalogo della mostra LEONOR FINI E LA COLLEZIONE GRAFICA BASSI RATHGEB. Segni e invenzioni dal Rinascimento al Novecento in corso al Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme (PD). Tra i VIDEO proponiamo un reel dedicato alla mostra Clemen Parrocchetti. Ironia Ribelle progetto del Museo Novecento in corso a Palazzo Medici Riccardi a Firenze, e un’intervista a Penzo+Fiore, duo di artisti protagonisti insieme a Yves Klein, Luca Pozzi, Francesco Fossati, Vincenzo Marsiglia della mostra Blu. I Fondamenti dello spirito a San Giovanni Rotondo (FG). Gli EXTRA comprendono la nuova apertura del MACRO di Roma con la direzione artistica di Cristiana Perrella; il quarto appuntamento di Conciliazione 5, progetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede a Roma che vede protagonista l’artista brasiliano Jonathas de Andrade; e la sesta edizione dal vivo di Corpi sul palco®.
Buona lettura! Lo staff di Lara Facco P&C #TeamLara
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TELESCOPE. Racconti da lontano Ideato e diretto da Lara Facco Editoriale e testi a cura di Annalisa Inzana Ricerca ed editing: Stefania Arcari, Camilla Capponi, Alberto Fabbiano, Andrea Gardenghi, Marianita Santarossa, Ludovica Solari, Denise Solenghi, Giovanna Tissi, Margherita Villani, con la collaborazione di Francesca Ogliari e Angelo Altamura, Rachele Caretta, Rossella De Toma, Giulia Maggi, Greta Menzaghi, Chiara Onestini, Lucio Serena, Mariavittoria Stevan.
domenica 7 dicembre 2025 RACCONTI
Scollamenti al MACTE: la storia del Premio Termoli nel museo del “lontano”, di Martina Esposito*
Al MACTE, il Museo d’Arte Contemporanea di Termoli, lo “scollamento” ha una ragione preistorica. Realtà che accoglie i linguaggi più d’avanguardia in un luogo che incarna il “lontano” sulla costa adriatica, il MACTE getta le proprie fondamenta nel Premio Termoli, riconoscimento tra i più longevi nel panorama italiano – del 1955 la prima edizione – che ha attratto nel suo territorio dell’altrove, il Molise, quelli che sarebbero poi diventati i maggiori nomi del Novecento. Un’operazione, insomma, di scollamento ante litteram dei talenti dalle grandi città. Ora la sostanza di questa eredità ha la forma di una mostra. Curata da Caterina Riva, direttrice del museo, SCOLLAMENTI: La collezione in circolo nasce da una ricognizione approfondita tra le opere premiate dal Premio Termoli dagli anni Sessanta al presente. L’esposizione, che consente al pubblico di entrare a contatto con una selezione di lavori appartenenti alla collezione permanente, ha intenti chiari: celebrare i settant’anni del Premio ed evidenziare come il riconoscimento abbia avuto presa sul proprio tempo, diventando così un osservatorio privilegiato sull’evoluzione dei linguaggi dell’arte contemporanea. Ma accanto ai propositi più celebrativi, che pure sollecitano uno sguardo critico rivolto al passato, SCOLLAMENTI assembla un disegno completo che restituisce la varietà delle figure, delle opere e delle pratiche da cui il Premio è stato attraversato fin dalla sua prima edizione. In questo senso, l’esposizione valorizza i lavori di artisti poi divenuti figure chiave dell’arte italiana, come Carla Accardi e Mario Schifano, ma riaccende anche l’attenzione su opere meno note o recentemente esposte in altri contesti museali, come quelle di Riccardo Lumaca e Tomaso Binga. Il progetto offre anche l’occasione di riscoprire opere rientrate a Termoli dopo essere state restaurate – è il caso dei lavori di Carlo Carchietti, Pino Pinelli, Mimmo Conenna e LeoNilde Carabba – ma anche di conoscere esemplari realizzati da artisti internazionali, come Fathi Hassan, e dai più recenti vincitori del riconoscimento, come Riccardo Baruzzi. Accompagna la più tradizionale attività espositiva anche un public program, che dopo aver preso le mosse a ridosso dell’opening di ottobre proseguirà per l’intero periodo festivo con il ciclo Scopri le storie dell’arte contemporanea, un palinsesto pensato per avvicinare la comunità al MACTE, riattivando il tessuto culturale del territorio. Una via, d’altronde, che un museo collocato in uno spazio dell’“altrove” non può esimersi dal percorrere.
*SCOLLAMENTI: La collezione in circolo a cura di Caterina Riva, resterà aperta negli spazi del MACTE Museo d’Arte Contemporanea di Termoli, fino al 24 gennaio 2026.
Crediti: Installation view, SCOLLAMENTI: La collezione in circolo, 2025, MACTE, Termoli Ph. Gianluca Di Ioia
Marilyn Monroe. The Complete Last Sitting, di Bert Stern con Shannah Laumeister Stern*
Ero in aereo, diretto a Roma per fotografare Liz Taylor. Gli aeroplani sono il posto perfetto per sognare. Abbassai il sedile, chiusi gli occhi e visualizzai il volto di Marilyn. Ora, nel 1962, nutrivo sufficiente fiducia in me stesso e rispetto per il mio lavoro da riuscire ad affrontarla. Avevo portato la mia arte – quella di vedere – a un livello pari alla sua – quella di essere vista. Sapevo che non concedeva più servizi fotografici. Il segnale “Allacciare le cinture” si accese. L’aereo stava scendendo verso Roma. Pensavo a Marilyn da ore e mi dissi: “Se desideri così tanto una cosa, tanto vale chiederla”. Appena arrivai in albergo, mi attaccai al telefono. “Mi passi New York”, dissi, sentendomi un po’ James Bond. “Buongiorno, capo”, rispose Vickie, la mia assistente personale, dallo studio. “Vickie, chiama l’agente di Marilyn Monroe e scopri se poserebbe per ‘Vogue’. E guarda se a ‘Vogue’ andrebbe bene. Vedi se hanno mai pubblicato una sua foto. Okay?” “Sarà fatto”. Misi giù, pensando che almeno avevo fatto il primo passo. Vickie mi richiamò il giorno successivo. “Ottime notizie, capo”, disse, “sì, sì e no. Marilyn dice di sì, ‘Vogue’ dice di sì, e no, non l’hanno mai avuta”. A volte penso che nulla sia impossibile se uno lo desidera davvero. C’è una forza... Chiamatela intelligenza, chiamatela coscienza, chiamatela magia. Comunque sia, è ovunque. Ma l’unico modo per sperimentarla è lasciarsi coinvolgere completamente da ciò che si ama. Allora, e solo allora, il livello di energia all’opera è tale che si può riuscire a piegare una chiave, se sei Uri Geller, o a incontrare Marilyn Monroe. Le avrei fatto un ritratto. Una fotografia classica, in bianco e nero, senza tempo. Dovevo decidere dove. Lei pose una sola condizione: la seduta doveva essere a Los Angeles. Ce l’avevo: l’Hotel Bel-Air. Il Bel-Air è l’albergo più appartato, intimo e bello di L.A. Nascosto tra le colline, alle qualità artistiche dello spazio e del design unisce alberi, fiori e quiete. C’è un ponticello che conduce all’ingresso, sopra un laghetto in cui nuotano i cigni, e un giardino labirintico in cui smarrirsi. È davvero un luogo da fiaba. Non sapevo che Marilyn conoscesse e adorasse l’hotel. Ci aveva persino vissuto per qualche tempo, tra un marito e l’altro.
*Estratto dal catalogo della mostra Bert Stern. Original Mad Man in corso negli spazi di Paci Contemporary a Brescia fino al 27 febbraio 2026.
Crediti: Installation view, Bert Stern. Original Mad Man, 2025. Paci Contemporary. Ph. Alessandro Merighetti
Incanto di carta: dal collezionismo su carta di Roberto Bassi Rathgeb alle più recenti acquisizioni museali, di Raffaele Campion*
Tra il 1972 e il 1980 giunse ad Abano Terme la straordinaria ed eterogenea collezione del bergamasco Roberto Bassi Rathgeb (1911-1972), composta da più̀ di cinquecento oggetti, il cui nucleo originale risale alla fine dell’Ottocento grazie alla figura dello svizzero, suo “nonno”, Alberto Rathgeb (1841- 1898) (1). Nella città termale euganea arrivarono così non solo dipinti del Rinascimento bresciano e bergamasco, del Settecento veneto o dell’Ottocento lombardo, ma anche una significativa raccolta di opere su carta, un’ottantina di pezzi tra disegni e stampe, suddivisi pressoché equamente, che coprono un vasto arco cronologico dal Cinquecento alla metà del Novecento. Al pari della pittura, anche il nucleo grafico riflette gli interessi che Roberto Bassi Rathgeb nutriva sia come studioso (2) sia come fine collezionista, orientato anche ad artisti meno noti nel mercato dell’arte novecentesco. Occorre tuttavia precisare che, in assenza di chiara documentazione che permetta la ricostruzione delle vicende collezionistiche, si ritiene plausibile che alcune delle opere grafiche possano essere appartenute al nucleo più antico della collezione, quello di Alberto Rathgeb. Di formazione scientifica, Roberto Bassi Rathgeb si dedicò per passione alla storia dell’arte, intrecciando rapporti con alcuni dei più eminenti studiosi italiani, tra cui Rodolfo Pallucchini, Antonio Morassi e Giuseppe Fiocco. Fu assiduo frequentatore di musei, biblioteche, raccolte private e mercati di antiquariato, orientando il proprio gusto verso gli artisti bergamaschi e bresciani del Cinquecento, i vedutisti e ritrattisti del Settecento e dell’Ottocento. Non mancavano tuttavia rapporti con i contemporanei, come i fratelli Agazzi (3). Del maggiore, Rinaldo, collezionò più di trenta opere, tra cui un cospicuo numero di ritratti femminili a carboncino e a pastelli su carta. Lunghi periodi dei suoi ultimi anni di vita furono trascorsi da Roberto Bassi Rathgeb tra Padova, dove viveva la sorella Albertina, e Abano Terme con la sua Casa di cura, per ragioni di salute e benessere. Alla sua morte, avvenuta nel 1972, la vedova Isabella Hübsch donò al Comune le prime quarantatré opere, compresi quelli che sono divenuti i capolavori del Museo Villa Bassi Rathgeb, come i dipinti di Liberale da Verona, Andrea Previtali, Giovanni Busi detto il Cariani, Moretto da Brescia, Giovan Battista Moroni, Alessandro Magnasco, Giacomo Ceruti, Fra’ Galgario, Pietro e Alessandro Longhi. In questa prima donazione (4) sono nondimeno comprese non trascurabili opere grafiche, così riassunte da Pallucchini in occasione della prima mostra, con relativo catalogo: “Ben scelti anche gli esempi di grafica: dal disegno di Giandomenico Tiepolo ai due studi, uno per il Teatro di corte di Pietroburgo e l’altro per un ‘Caffehaus’ del bergamasco Quarenghi, dall’acquerello con un ‘Notturno’ del Migliara ad un disegno acquerellato dello Hayez”(5). Lo studioso soprassedette sulla presenza di un problematico disegno all’epoca attribuito a Guido Reni e sul nucleo di tredici incisioni di Adriaen van Ostade.
1. Sull’origine e formazione della collezione tra Otto e Novecento si rimanda al saggio introduttivo in R. Campion, B.M. Savy (a cura di), Museo Villa Bassi Rathgeb. Guida alla Pinacoteca, Antiga Edizioni, Crocetta del Montello 2023, pp. 13-29, nonché al contributo di R. Campion, Da Bergamo ad Abano: Roberto Bassi Rathgeb e la fortuna di Cesare Tallone e degli “allievi prediletti”, in Donna musa artista. Ritratti di Cesare Tallone tra Otto e Novecento, catalogo della mostra (Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb, 14 settembre 2024 - 12 gennaio 2025), a cura di R. Campion, S. Capponi, E. Lissoni, B.M. Savy, Dario Cimorelli Editore, Milano 2024, pp. 29-37. 2. Un elenco completo della bibliografia di Roberto Bassi Rath- geb è contenuto in P. Ghedina (a cura di), Pinacoteca Civica al Montirone. Catalogo, Edizioni Museo Civico - Lions Club Abano-Terme Euganee, Abano Terme 1973, pp. 30-38. 3. Il rapporto tra la famiglia Bassi Rathgeb e i due pittori Ermenegildo e Rinaldo Agazzi è stato di recente indagato in Campion, Da Bergamo ad Abano cit., pp. 33-34. 4. La donazione fu accettata ufficialmente dalla Città di Aba- no Terme con deliberazione di Giunta Comunale n. 327 del 1972, ratificata successivamente con deliberazione di Consiglio Comunale n. 114 del 1972. 5. R. Pallucchini, in P.L. Fantelli, B. Francisci (a cura di), Collezione Roberto Bassi-Rathgeb, Abano Terme 1973, p. XIX.
*Estratto dal catalogo della mostra LEONOR FINI E LA COLLEZIONE GRAFICA BASSI RATHGEB. Segni e invenzioni dal Rinascimento al Novecento, a cura di Giovanni Bianchi, Raffaele Campion, Barbara Maria Savy e Federica Stevanin, in corso fino al 15 marzo 2026 al Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme (PD).
Crediti: Installation view, LEONOR FINI E LA COLLEZIONE GRAFICA BASSI RATHGEB. Segni e invenzioni dal Rinascimento al Novecento, Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme (PD). Ph. Davide Boggian VIDEO
Scoprire Clemen
Dal 1968, momento “detonatore" in cui emergono tutti i temi che accompagneranno la sua ricerca, Clemen Parrocchetti non si fermerà più. In questo breve reel Marco Scotini e Stefania Rispoli, curatori della sua mostra in corso a Palazzo Medici Riccardi a Firenze fino al 6 gennaio 2026, ce ne danno un piccolo assaggio. Promossa dalla Città Metropolitana di Firenze, nata da un progetto del Museo Novecento ed organizzata da Fondazione MUS.E in collaborazione con l’Archivio Clemen Parrocchetti, la mostra Clemen Parrocchetti. Ironia Ribelle è la prima ampia esposizione all’interno di un’istituzione museale italiana dedicata all’artista di cui intende raccontare al pubblico la storia ancora poco conosciuta; vicina al movimento femminista italiano e autrice di un linguaggio originale, provocatorio e autentico, Parrocchetti è stata unica nel suo genere!
Crediti: Clemen Parroccchetti. Ironia Ribelle. Installation view @ Palazzo Medici Ricardi, Firenze. Ph. Nicola Neri Tra il tempio e la chiesa
In questo video il duo di artisti Penzo+Fiore (Andrea Penzo e Cristina Fiore), protagonista insieme a Yves Klein, Luca Pozzi, Francesco Fossati, Vincenzo Marsiglia della mostra Blu. I Fondamenti dello Spirito aperta ancora fino a domani lunedì 8 dicembre, racconta la sua idea di spiritualità in rapporto alla pratica artistica. L’esposizione, curata da Cristina Maiorano, ha portato nel Santuario di San Pio da Pietrelcina, e nelle chiese di San Nicola, San Leonardo Abate, San Giovanni Battista a San Giovanni Rotondo (FG), le opere degli artisti dando vita a un percorso unico, pensato per mettere in dialogo arte e spiritualità. La mostra si configura dunque come un vero e proprio pellegrinaggio culturale e spirituale, che attraversa il Santuario di San Pio da Pietrelcina e le chiese del Borgo Antico, trasformando ogni luogo in soglia e ogni opera in passaggio verso l’invisibile. Al centro dell’intero progetto il blu, cifra distintiva del linguaggio di Yves Klein e simbolo universale di trascendenza, che guida lo sguardo e lo spirito oltre i confini del visibile.
Crediti: Penzo+Fiore, E sia, 2025 Installazione site-specific. Blu. I Fondamenti dello Spirito, Chiesa di San Giovanni Battista, San Giovanni Rotondo. Courtesy degli artisti. Ph. Mirco Magliocca EXTRA
Il MACRO celebra Roma
Dall’11 dicembre il Museo d’Arte Contemporanea di Roma riapre la stagione espositiva con la nuova direzione artistica di Cristiana Perrella e un ricco palinsesto che comprende quattro mostre e un programma che, tra arti visive, musica, cinema e urbanistica, rende omaggio alla città componendo un racconto che la proietta oltre i suoi confini. Le mostre in apertura sono: UNAROMA a cura di Luca Lo Pinto e Cristiana Perrella, One Day You’ll Understand. 25 anni da Dissonanze a cura di Cristiana Perrella, Jonathas de Andrade. Sorelle senza nome a cura di Cristiana Perrella in collaborazione con Conciliazione 5 e Fondazione In Between Art Film, e Abitare le rovine del presente a cura di Giulia Fiocca e Lorenzo Romito (Stalker). Una stagione espositiva interamente dedicata alla Città Eterna, alla sua scena artistica e alle energie creative che la animano. “Immagino il MACRO come un organismo composito, flessibile e accogliente, che respira con la città e ne restituisce il ritmo, le contraddizioni e le potenzialità. Roma è un luogo di inesauribile produzione di senso, dove arte, musica, cinema e pensiero si intrecciano generando forme sempre nuove di dialogo. Il museo deve essere capace di rispecchiarne la complessità e allo stesso tempo di proiettarla verso il mondo”. (Cristiana Perrella). Partecipa alla conferenza stampa martedì 9 dicembre alle 12.00! Solidarietà e impegno sociale
Dall’11 dicembre gli spazi di Conciliazione 5 – spazio inaugurato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede a Roma, a pochi passi da San Pietro, in occasione del Giubileo 2025 – presenta il suo quarto e ultimo appuntamento a cura di Cristiana Perrella. Protagonista l’artista brasiliano Jonathas De Andrade che si farà interprete del tema della solidarietà e dell’impegno sociale in linea con il magistero di papa Leone XIV nell’Esortazione Apostolica Dilexi te. De Andrade, artista tra i più rappresentativi sulla scena internazionale, che indaga da sempre le tensioni tra memoria, identità e società alternando performance, collaborazioni con comunità e opere tra documentarismo e finzione, presenterà un’installazione articolata come una pedagogia visiva, collegando arte, spiritualità e impegno collettivo, in una narrazione che restituisce lo spirito comunitario dei movimenti latinoamericani a sostegno delle fasce marginalizzate. In stretta connessione, contemporaneamente negli spazi del MACRO verrà presentato Sorelle senza nome, ultima opera video dell’artista prodotta da Fondazione In Between Art Film.
Crediti: Jonathas de Andrade, Sorelle senza nome, 2005. Still da video Corpi sul palco® | La performance a teatro
Sabato 13 dicembre alle 19.30, il teatro fACTORy32 (via Giacomo Watt 32, Milano) ospita la sesta edizione dal vivo di Corpi sul palco®, la rassegna a cura di Andrea Contin prodotta da Teatro Linguaggicreativi, che porta le performance delle arti visive nello spazio teatrale. Seguendo un filo conduttore estemporaneo, le esibizioni, presentate da Contin (a sua volta artista performer), vedranno protagonisti Luisa Cassandra Bruni, LETIA-Letizia Cariello, Carola De Marchi ed Eugenia Ingegno, Zehra Doğan, Julia Krahn, Il Circo Rurale di Rikyboy, Carmen Schabracq, Stefano Tolusso, Luca Valli e il duo VENERDISABATO. Artisti di diverse generazioni, poetiche, sensibilità e provenienze che si alterneranno in una serata in cui la fragilità diventa linguaggio e la presenza fisica spazio di relazione, resistenza e visione. Per info e prenotazioni 327 4325900 | biglietteria@linguaggicreativi.it
Crediti: Corpi sul palco 2024. Ph. Simone Falso Sei un giornalista, un critico, un curatore? Vuoi contribuire con un tuo scritto a una delle prossime edizioni di TELESCOPE? Scrivici su telescope@larafacco.com
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